Trova una treccia di rame vicino a cassonetto. Ragusano denunciato. Il Tribunale lo assolve

Era l’estate del 2011 quando il ragusano A.P., all’epoca ventenne, alla guida di un auto e insieme alla fidanzata, veniva fermato ad un posto di blocco della polizia. A bordo del veicolo gli agenti trovarono una treccia di rame e denunciarono il giovane per ricettazione. I due fidanzati nella loro versione dei fatti, dichiararono di avere trovato il rame abbandonato vicino ai cassonetti dell’immondizia a Ragusa Ibla. Per il ventenne fu avviato il procedimento penale e dopo oltre sei anni è arrivata la sentenza assolutoria. L’avvocato Michele Savarese, difensore del giovane, nel corso del processo ha fatto emergere, tramite la testimonianza dell’oramai ex fidanzata, che l’imputato avesse in totale buona sede creduto di trovarsi davnti ad un rifiuto e non ad una refurtiva. Il difensore, inoltre, ha dimostrato come i tecnici del Comune di Ragua avessero all’epoca lasciato incustodita la treccia di rame. Nonostante ciò il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione.

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Ragusa, si è insediato il nuovo Procuratore della Repubblica

Si è insediato il nuovo Procuratore Capo della Repubblica di Ragusa, Fabio D’Anna. La cerimonia d’insediamento, con la firma di preso possesso dell’incarico davanti al collegio composto da Salvatore Barracca, Vincenzo Panebianco, presidenti delle sezioni Civile e Penale, e Claudio Maggioni, si è tenuta ieri mattina nell’Aula “Firringieli”. del Tribunale Ibleo. D’Anna, messinese, nominato lo scorso 5 ottobre del Consiglio Superiore della Magistratura, ha iniziato la sua carriera a Palmi, in Calabria, per poi passare a Messina dove è rimasto per ben 17 anni a Messina prima di andare a Caltanissetta. Tra gli interventi la vicepresidente dell’Ordine degli avvocati, Emanuela Tumino, del presidente della Camera penale degli Iblei, Michele Sbezzi, del procuratore facente funzioni, Marco Rota.

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Stalker di Comiso condannato quasi sei anni di carcere

Il giudice unico del Tribunale di Ragusa, Elio Manenti, ha condannato un comisano di 34 anni, N.R., a cinque anni e dieci mesi di carcere. L’uomo, difeso dall’avvocato Vincenzo Giannone del Foro di Caltagirone, attualmente detenuto proprio per questa vicenda, è stato ritenuto uno stalker per avere fatto vivere mesi da incubo, col terrore di uscire di casa, ad un’intera famiglia che dovette, addirittura, ricorrere alle cure dei medici per lo stress e gli attacchi di panico.
E’ stato, infatti, riconosciuto colpevole di avere minacciato in diverse occasioni, un’intera famiglia in modo da procurare

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Omicidio Dezio a Vittoria. Confermati i domiciliari per Gaetano Pepi

La prima sezione penale della Corte di Cassazione, ha confermato gli arresti domiciliari al 71enne Gaetano Pepi, il vittoriese che si è assunta ogni responsabilità dell’omicidio Giuseppe Dezio, 64 anni, massacrato a colpi di coltello a Vittoria il 2 febbraio 2016, in Contrada Alcerito. L’anziano, come si ricorderà, aveva scagionato i figli Antonino, Alessandro e Marco, tant’è che il Tribunale della Libertà di Catania, in accoglimento dell’appello proposto dai difensori, ne aveva ordinato la remissione in libertà.

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Droga nella peschiera di Pozzallo. Gabriele Gambuzza era ignaro: è stato scarcerato

Gabriele Gambuzza, 45 anni, il titolare della pescheria di Pozzallo arrestato dai Carabinieri delle Stazioni di Pozzallo e Marina di Modica per detenzione ai fini di spaccio insieme col figlio Marco di 21 anni, è estraneo ai fatti. Questo quanto emerso nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice delle Indagini Preliminari di Ragusa, Vincenzo Saito, davanti al quale i due congiunti sono comparsi difesi dall’avvocato Carmelo Scarso. I due gestiscono una pescheria nei pressi del porto.
Il magistrato ha convalidato gli arresti ma ha rimesso in libertà il 41enne mentre al figlio ha concesso i domiciliari. Secondo la difesa Gabriele Gambuzza era ignaro della presenza di droga nell’esercizio che sarebbe stata nascosta dal figlio.

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Ingiusta detenzione. Riconosciuto risarcimento di 135 mila euro a un modicano

Risarcimento per 135 mila euro in favore di un 45enne modicano. Lo ha stabilito una sentenza della Corte d’Appello di Catania nei confronti di Gino Rosa, difeso dagli avvocati Giovanni Favaccio e Alessio Malvaso, che ha riconosciuto l’ingiusta detenzione dell’uomo. Rosa era stato arrestato insieme con altre quattro persone, tra cui due tunisini, già detenuti per altra vicenda, per presunto traffico di droga. Degli altri due, solo il 45enne rimase detenuto nel carcere di Cavadonna a Siracusa per 13 mesi. Il Tribunale di Ragusa, in primo grado, aveva assolto l’uomo perché il fatto non sussiste e così i suoi legali hanno inoltrato istanza per risarcimento Rosa si era dichiarato sempre innocente sostenendo di avere semplicemente acquistato un paio di grammi di droga e che gli altri due modicani erano anche loro consumatori e non spacciatori.

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Pozzallo, dissequestrato il Centro Comunale di Raccolta

Il Tribunale di Ragusa ha dissequestrato, dopo oltre tre anni, il Centro Comunale di Raccolta di Pozzallo. Il Collegio Penale(Vincenzo Saito, presidente, Vincenzo Ignaccolo e Ivano Infarinato, a latere)ha deciso per la revoca del provvedimento adottato dai carabinieri di Modica e dalla polizia provinciale il 27 luglio del 2014. Non appena insediato, il nuovo sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha incaricato l’avvocato Piero Rustico, per conto del Comune, di presentare istanza per riavere la fruizione dell’area adibita a Centro Comunale di Raccolta(C.C.R.)sottoposta, appunto, a sequestro preventivo(che all’epoca fu convalidata dal Gip). Per i magistrati sono cessate le relative esigenza cautelari. L’avvocato Rustico, nella sua istanza, ha evidenziato l’urgenza delle opere di adeguamento del C.C.R., per la cui gestione è stata avviata la procedura per nuovo capitolato speciale d’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

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Ragusa. IL TAR Catania rigetta la richiesta di sospensione del provvedimento del Comune di soppressione del servizio delle attività integrative

Il TAR Catania, con l’ordinanza n. 851/2017, pubblicata il 7 dicembre scorso, ha rigettato la richiesta di sospensione del provvedimento del Comune di Ragusa che aveva soppresso il servizio inerente le attività integrative e di doposcuola presso le scuole dell’obbligo statali a decorrere dal prossimo anno scolastico 2017/2018 e del provvedimento con il quale è stato modificato il profilo professionale delle ricorrenti.

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Via al processo contro l’ex candidata a sindaco di Ragusa, Sonia Migliore, accusata di diffamazione

E’ iniziato davanti al Tribunale di Ragusa il processo a carico di Sonia Migliore,, attuale consigliere comunale di Lab.2, già candidata a sindaco di Ragusa, imputata del reato di diffamazione aggravata nei confronti della collega consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Zaara Federico. Secondo l’accusa, la Migliore avrebbe offeso tramite Facebook l’avversaria politica che si è costituita, tra l’altro, parte civile con l’avvocato Michele Savarese. Il testimone chiave del pubblico ministero, il sovrintendente della polizia postale Giorgio Carpenzano,

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Strage di Vittoria, ergastolo per il presunto boss di Mazzarino, Giuseppe Selvaggio

Carcere a vita per il presunto boss di Mazzarino, Giuseppe Selvaggio, difeso dagli avvocati Ernesto Brivido e Luca Cianferoni, ritenuto tra le “menti” della strage di Vittoria, oltre che uomo di primo piano di Cosa Nostra di Mazzarino. Non ha battuto ciglio quando in aula, al suo cognome, pesante come un macigno ha echeggiato la parola «ergastolo». È stato tirato in ballo per la strage di Vittoria che, nel gennaio di diciotto anni fa, seminò sangue e morte. Anche di chi con la mafia e le sue dinamiche non aveva nulla da spartire.

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L’arresto dell’ex sindaco di Vittoria. Il Riesame: “Fu immotivato”

Depositate le motivazioni depositate nelle scorse ore dal Tribunale del Riesame di Catania sull’annullamento dell’ordinanza cautelare nei confronti dell’ex sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, arrestato alcuni mesi fa insieme al fratello Fabio e ad altre due persone.
“Come avevamo facilmente previsto, consapevoli della nostra assoluta innocenza – spiega Nicosia, che, ricordiamo, è anche un avvocato – il Tribunale ha ritenuto che non ricorrono, nei confronti miei e di mio fratello Fabio, i gravi indizi richiesti dall’art 273 del Codice di procedura penale per l’applicazione di una misura cautelare in ordine all’integrazione dell’art.416 ter del Codice penale.
Nonostante il procedimento sia stato condizionato dalle dichiarazioni calunniose di due collaboranti di giustizia di bassissimo valore e credibilità –

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La morte di un giovane di origini modicane ad Agrigento. I periti di parte civile: “Chance di sopravvivenza del 70 per cento”

“Le lesioni riportate da Vincenzo Rigoli, sia a livello addominale che toracico-polmonare, se tempestivamente ed opportunamente trattate, avrebbero consentito, senza forma alcuna di dubbio, chance di sopravvivenza nell’ordine del 70 per cento”. I periti di parte civile, Paolo Procaccianti e Nello Grassi dell’Università di Palermo, hanno smontato la perizia del consulent tecnico d’ufficio, Giuseppe Ragazzi, il medico legale che eseguì l’autopsia sulla salma di Vincenzo Rigoli, il giovane di Agrigento ma di origini modicane, deceduto per choc emorragico nella notte fra il 16 e il 17 dicembre del 2012, a seguito di un incidente stradale avvenuto in Contrada Gasena, quando alla guida di una Citroen C 3 si schiantò contro un guard rail. Nel processo, davanti al giudice monocratico del Tribunale agrigentino, Maria Alessandra Tedde, sono accusati di omicidio colposo, i medici Salvatore Napolitano e Sergio Sutera Sardo, che ebbero in cura il giovane all’interno della sala operatoria dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

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S.Croce, la morte del piccolo Lorys. In Appello chiesta conferma della condanna

Celebrata la terza udienza davanti la Corte d’Assise d’Appello di Catania, del processo contro Veronica Panarello, per l’omicidio del piccolo Lorys. L’udienza ha fatto emergere che si è trattato di un delitto d’impeto. Secondo la Procura Generale, infatti, si tratta di “dolo d’impeto”, ma ciò non esclude la capacità di intendere e di volere di Veronica Panarello, ritenuta essere l’unica responsabile del delitto. Veronica Panarello fu condannata dal Gup di Ragusa il 17 ottobre 2016 a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio di appena 8 anni, e per l’occultamento del cadavere nel canalone di contrada Vecchio Mulino, alla periferia di Santa Croce.

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Droga a Scicli. Scarcerato Vincenzo Carbone

Rimesso in libertà Vincenzo Carbone, lo sciclitano di 27 anni arrestato dai carabinieri per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Il magistrato del Tribunale di Ragusa, ha convalidato l’arresto e poi ha deciso di scarcerarlo con l’obbligo di firma presso la Tenenza di Scicli. Era stato notato lo scorso fine settimana mentre si aggirava … Leggi tuttoDroga a Scicli. Scarcerato Vincenzo Carbone

Operazione “Reset” a Vittoria, condannati tre pregiudicati arrestati nel 2016

ll Collegio Penale del Tribunale di Ragusa(Vincenzo Panebianco, presidente, Elio Manenti e Eleonora Schininà a latere, ha condannato Marco Di Martino a 13 anni di reclusione, Angelo detto Elvis Ventura e Jerry Ventura a 14 anni di reclusione ciascuno. Il pubblico ministero, Valentina Sincero, della Direzione distrettuale antimafia di Catania, aveva chiesto le stesse condanne anche se per Ventura aveva invocato un anno in più.
Erano stati arrestati nel maggio del 2016 dalla polizia.

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Aggredirono e sequestrarono due modicani. Condannati in tre. Due assoluzioni

Tre condanne e due assoluzioni. Così ha deciso il Tribubnale di Ragusa per la vicenda che aveva come vittime un imprenditore di Modica ed un suo dipendente. I magistrati hanno assolto due imprenditori di Città di Castello, Sandro Pauselli e la moglie, Alida Cecconi, accusati di essere stati i mandanti di un episodio di cronaca avvenuto a Modica a maggio del 2012. Sono stati condannati, invece, gli esecutori Nunzio Alabiso, residente nel Parmense) e Angelo Daniele Faldelli e Vincenzo Cannizzo, entrambi di Gela. Erano accusati di sequestro di persona, tentata estorsione e lesioni gravi in concorso Il titolare di una ditta di Modica, ed un suo dipendente avevano presentato denuncia al Commissariato di Modica, sostenendo di essere stati vittime di una violenta aggressione.
I due, feriti al volto, sanguinanti e in stato di shock nei pressi della Chiesa di S. Luca a Modica, erano stati lasciati dai loro aggressori. Erano stati contattati telefonicamente da uno sconosciuto con il quale avevano fissato un appuntamento di lavoro nei pressi del Bar Fucsia.

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Caso Guarascio a Vittoria. Il Gip dispone archiviazione. “Non ci fu istigazione al suicidio”

Non ci fu istigazione al suicidio. Questo quanto deciso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, che ha accolto la richiesta dell’allora Procuratore della Repubblica, Carmelo Petralia, sulla vicenda che porto alla morte del muratore vittoriese, Giovanni Guarascio. L’uomo, come si sa, si versò addosso liquido infiammabile e si diede fuoco nel tentativo di evitare la consegna della sua casa venduta all’asta con decisione del Tribunale. In fase di indagini furono indagati Orazio Sciagura, Daniele Drago e Giuseppe Cassarino, nei confronti dei quali sono cadute le presunte responsabilità.
Nel tentativo di evitare che Guarascio di desse fuoco, rimasero seriamente ustionati due poliziotti.

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Tre vittoriesi condannati a oltre 12 anni di carcere per coltivazione di droga

Sono stati condannati a complessivi 12 anni e quattro mesi di reclusione i tre vittoriesi attestati dalla Guardia di Finanza nel mese di ottobre del 2016, a conclusione di un’articolata attività info-investigativa, quando fu individuata e sottoposta a sequestro, in Contrada Bonincontro a Vittoria, una piantagione di “cannabis indica” costituita da circa 3.000 piante allo stato adulto ed in piena fioritura. Il Gup del Tribunale di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, ha inflitto 4 anni e 4 mesi a Vincenzo Messinese, quattro mesi in meno a Giuseppe Licata e Stefano Tumino. Era stato prosciolto, invece, un quarto soggetto. Il processo si è celebrato col rito abbreviato. La pubblica accusa era rappresentata da Giulia Bisello che aveva chiesto la stessa pena inflitta dal magistrato. I finanzieri di Ragusa e di Vittoria

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Ragusa, commercialista condannata per truffa a 4 anni e mezzo di carcere

Si era trasferita in Germania da tempo e, quando tornò a Ragusa per festeggiare il compleanno con i parenti lo scorso febbraio, fu arrestata dalla guardia di finanza. Si tratta di una commercialista 45enne, P.V., già titolare di uno studio professionale a Ragusa. Per la donna è ora scattata la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione, senza sospensione condizionale, per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato ed esercizio abusivo della professione. Secondo l’accusa, la donna avrebbe preso i soldi dai suoi clienti, senza però effettuare i pagamenti all’Erario. La commercialista è accusata di aver presentato, tra il 2011 e il 2015, oltre 500 modelli F/24 irregolari per un ammontare complessivo di circa 255 mila euro di crediti d´imposta inesistenti, appropriandosene, secondo l’accusa, ai danni dei suoi clienti.

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Danneggiò la videosorveglianza comunale a Modica. Condannato a 7 mesi

Sette mesi di reclusione e risarcimento danni per duemila euro, oltre al pagamento delle spese processuali. E’ la condanna inflitta dal giudice unico del Tribunale di Ragusa, Vincenzo Saito, al marocchino, all’epoca 21enne, che nel mese di febbraio del 2015, armato di un masso aveva danneggiato le telecamere della videosorveglianza installate in Via Pellico, una delle aree del centro storico negli ultimi anni più a rischio della città. Gli impianti, però, erano funzionanti per cui il malfattore era stato inquadrato e registrato. Furono tre quelle danneggiate e messe fuori uso. La polizia lo individuò e lo denunciò per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.
Il giovane extracomunitario, quando arrivò la polizia, sotto le intemperie e con un ombrello in mano, era fermo accanto a un palo della pubblica illuminazione alla cui base, per terra, si trovavano due telecamere danneggiate. Immediata la confessione del marocchino ai poliziotti, che giustificava il proprio gesto nella rabbia contro un paese che non gli da lavoro, da cui ne scaturivano una serie di improperi verso la Nazione.

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