Dopo i crolli a Ragusa. Il Comitato Pro Tribunale di Modica: “E’ venuto il tempo di prendere coscienza della urgenza di compiere scelte a tutela della sicurezza di tutti”

tribunale modica

Nel settembre 2013 un manipolo di persone che ancora confidano nel buon senso, si era costituito in “Comitato pro Tribunale” per cercare, da allora, tra la diffidenza e l’ironia dei tanti, di incanalare nella giusta direzione gli effetti di una legge che ha provocato la soppressione del Tribunale di Modica; in particolare, preso atto delle determinazioni del Parlamento prima e del Governo poi, ha ripetutamente suggerito l’utilizzo del palazzo di giustizia di Modica a servizio dell’unico Tribunale dell’ex provincia di Ragusa. Tale soluzione, resa possibile da una disposizione di legge (L. n. 147/2013, art. 1, comma 397),  si è rivelata impraticabile per le ripetute inadempienze del Governo regionale che non ha inteso assumere impegni formali in ordine agli oneri di gestione della struttura modicana.
Nel corso di quest’anno e mezzo il Comitato ha più volte denunciato come, con la soppressione del Tribunale di Modica e della Sezione staccata di Vittoria, accorpati a Ragusa, si siano conseguiti effetti opposti a quelli programmati, ossia: spreco di denaro pubblico, anziché risparmi di spesa; ulteriore caduta, anziché maggiore efficienza, della giustizia; maggiori costi e gravi disagi per gli utenti; mancato rispetto della normativa antinfortunistica in violazione delle norme sulla sicurezza di personale, operatori ed utenti; omessa previsione nelle attività dirette alla identificazione degli scenari di rischio probabili, alla loro sorveglianza e vigilanza per evitare o ridurre al minimo la possibilità di danni.
“Di quanto sopra il Comitato – dice il portavoce Enzo Galazzo – ha informato le Autorità preposte – dai Responsabili del Dipartimento della Protezione Civile, nazionale e regionale, al Ministro della Giustizia; dal Prefetto al Presidente del Tribunale; dal Procuratore della Repubblica al Sindaco di Ragusa; dal Presidente della Corte d’Appello di Catania al Procuratore Generale; dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco al Servizio di Vigilanza sull’Igiene e la Sicurezza – senza riuscire a provocare, tuttavia, atti congrui e conseguenti. I problemi denunciati sono rimasti tali pur a fronte di interventi di manutenzione, e di ulteriori spese, che hanno interessato sia il palazzo di via Natalelli che il palazzo ex Ina.
I gravi, recenti eventi stanno a confermare l’inadeguatezza dei comportamenti tenuti da chi avrebbe dovuto averne ben altri. Ed infatti: lunedì 23 febbraio calcinacci sono venuti giù dal soffitto di un ufficio del palazzo ex Ina riservato ad un giudice onorario, per fortuna in quel momento assente; giovedì 26 febbraio altri cedimenti si sono avuti nel soffitto dell’aula, con l’udienza penale in corso, nel palazzo di via Natalelli, e ciò mentre il controsoffitto dell’androne, all’altezza della saletta d’attesa della presidenza, grondava acqua da più parti. L’opportuno intervento della Procura e la sospensione dell’udienza hanno evitato di esporre i presenti a possibili conseguenze a loro carico.
E’ venuto il tempo di prendere coscienza della urgenza di compiere scelte a tutela della sicurezza di tutti, se non ci si vorrà trovare dinnanzi a gravi eventi in atto non pronosticabili ma non per questo improbabili. I fatti di questi giorni suonano a monito di quel che può accadere e sono rivolti a chi ha la responsabilità delle decisioni dalle quali nessuno può sottrarsi, dall’ente Comune di Ragusa, proprietario delle strutture, alla presidenza del Tribunale che le gestisce, al Prefetto e alla Protezione Civile che debbono garantire tutela a magistrati, avvocati, lavoratori ed utenti che quei luoghi quotidianamente frequentano. E’ venuto il tempo di finirla con lo scaricabarile e di mettere ciascuno dinanzi alle proprie responsabilità, quali che siano.
E il palazzo di giustizia di Modica? Quello sta lì, fortezza nel deserto che vorrebbe ancora dare un senso ai dieci milioni di euro impegnati per la sua costruzione, vuoto ed austero, simulacro di ostinata quanto paradossale determinazione”.

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