Chiusura uffici postali. La Flp Cisl Ragusa chiede aiuto a Prefetto e sindaci

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Ormai da tempo Poste Italiane sta perseguendo una politica di disimpegno su parte del territorio provinciale, nel quadro di una riorganizzazione del proprio servizio all’utenza. Il Segretario Territoriale della Flp Cisl Ragusa, Giorgio Giummara, porta a conoscenza del Prefetto e dei sindaci di Ragusa e Chiaramonte Gulfi, alcune azioni contenute nel prossimo piano industriale illustrato da Poste Italiane alle organizzazioni sindacali   che rischiano di avere un impatto negativo nei confronti delle comunità locali. In particolare si riferisce all’intenzione aziendale di razionalizzare ulteriormente la presenza degli Uffici postali sul territorio concentrando la propria presenza nelle zone più redditizie. In questi giorni, infatti, è stata data comunicazione circa l’intenzione di chiudere definitivamente circa 450 uffici postali sul territorio nazionale e di ridurre l’apertura per circa altri 600 con un totale di oltre 1000 interventi.
“A tale riguardo lo scorso 4 Febbraio l’Azienda Regionale – spiega Giummara – ci ha comunicato l’intenzione di chiudere ben 27 uffici postali nella regione di cui due nella nostra provincia e precisamente l’ufficio di Roccazzo e Bellocozzo, a partire dal mese di Aprile prossimo.
L’iniziativa rappresentata è riferita agli anni 2013 e 2014 a cui dovranno seguire ulteriori chiusure/razionalizzazioni per gli altri anni. La nostra provincia è già stata interessata in passato da problematiche di questo genere (Sampieri e Marina di Modica) e tante sono state le proteste delle amministrazioni locali e dei cittadini.
Il destino di tanti uffici postali della provincia è gestito dalle strutture centrali di Roma, senza tenere conto delle realtà geografiche e sociali territoriali, con un modello verticistico che non lascia spazio ad accordi o flessibilità a livello locale.
I piccoli comuni della provincia, che già vivono momenti di grande difficoltà economica, sono, al pari dei cittadini, vittime sacrificali di una logica improntata al puro e semplice pareggio di bilancio (redditività).
Stiamo assistendo ad un progressivo abbandono del presidio del territorio, in area cosidette “diseconomiche” da Poste Italiane, dimenticando la funzione “sociale” degli uffici postali, rimasti l’unico punto di riferimento, per le fasce sociali più deboli, per il ritiro della pensione, per effettuare pagamenti, per spedire e ritirare la corrispondenza.
Ciò dimenticando che in tanti piccoli centri, distanti da realtà abitative a media densità, non esistono alternative di alcun sorta per i cittadini residenti, vista l’assenza di sportelli bancari, e soprattutto che lo Stato, attraverso il Ministero del Tesoro, è anche azionista di riferimento della nostra Azienda. Noi abbiamo già espresso tutta la nostra contrarietà e le nostre perplessità verso un progetto che penalizza fortemente parte del territorio con pesanti ricadute anche occupazionali”. La Cisl sollecitao un urgente intervento nel merito da parte delle autorità presso la Direzione Regionale di Poste Italiane e siamo fin d’ora disponibili a un sereno ed obiettivo tavolo di confronto trilaterale con l’Azienda presso le vostre sedi istituzionali.

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