PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MODICA. CONCLUSE LE INDAGINI SULLA MORTE DEL PENSIONATO OSPITE DI UNA CASA DI RIPOSO

Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini riguardanti la morte del settantasettenne Vincenzo Giannì, il pensionato deceduto lo scorso mese di ottobre a seguito del suo allontanamento dalla casa di riposo di Contrada Pirato Cava Maria, e ritrovato a distanza di circa trenta ore in un dirupo sottostante la struttura assistenziale. Confermate le posizioni di indagati per due persone, la proprietaria della struttura assistenziale e l’infermiera che quella mattina era in servizio. Adesso ci saranno i canonici venti giorni di tempo affinché il difensore degli interessati, l’avvocato Gaspare Abbate, possa presentare prova a discapito per evitare la richiesta di rinvio a giudizio. Dopo il ritrovamento del corpo senza vita dell’uomo fu eseguita l’autopsia dal consulente tecnico d’ufficio, Giuseppe Algieri, il quale stabilì che la morte dell’uomo, infatti, è avvenuta per cause naturali. Ci sarebbe stato un problema di carattere traumatico che, secondo il Ctu, sarebbe di secondo piano perché il decesso sarebbe avvenuto per un infarto acuto del miocardio. La morte sarebbe avvenuta tra le otto e le dodici ore dalla scomparsa. Nessuna lesione che potesse fare supporre ad una morte innaturale del settantasettenne era emersa da una sommaria anticipazione da parte di Algieri immediatamente l’autopsia. Anche l’esame tossicologico, eseguito dal perito, Giuseppe Romano, aveva escluso cause diverse da quelle naturali. Romano aveva avuto incarico di chiarire se il Giannì, quella mattina, aveva assunto dei farmaci e, in caso positivo, se li assumesse regolarmente, e poi se la cura cui era sottoposto fosse idonea per la salute dell’interessato. Le due figlie del Giannì, che chiedono chiarezza, sono patrocinate dall’avvocato Maria Grazia Biscari Il reato contestato alle due indagate è molto grave perché è stato ipotizzato l’articolo 591 del codice penale e cioè l’abbandono di persona incapace, ma, nella fattispecie, il comma terzo dal momento che dalla vicenda ne è derivato un morto per cui, è un reato di competenza, addirittura, della Corte d’Assise.

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