E’ UFFICIALE. ANCHE LA CHIESA DI MODICA ANNUNCIA LA RIAPERTURA DELLA CATTEDRALE DI NOTO PER IL 18 GIUGNO

Si terrà il 18 giugno 2007 alle ore 11.00 la celebrazione eucaristica di apertura e benedizione della Chiesa Cattedrale di Noto. La cerimonia si aprirà con il saluto di S.E. Mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo di Noto. La celebrazione eucaristica sarà presieduta da Sua Em.za Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Nel corso della liturgia il Presidente dell’Assemblea compirà il rito della benedizione dell’acqua e dell’aspersione delle pareti della Cattedrale e del popolo di Dio. L’omelia sarà pronunciata dal Cardinale Giovanni Battista Re. La celebrazione eucaristica vedrà la presenza del Presidente del Consiglio dei ministri, On. Romano Prodi; del Dott. Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile; di S.E. Mons. Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia; di S.E. Mons. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, di S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della CEI, dell’Episcopato siciliano, del Presidente della Regione Siciliana, On. Salvatore Cuffaro; del Dott. Benedetto Basile, Prefetto di Siracusa in qualità di Commissario straordinario alla ricostruzione; del Sindaco di Noto, Corrado Valvo e di numerose autorità. «Valeva la pena affaticarsi così tanto per la ricostruzione della Chiesa “materiale”? In fondo, la Chiesa non è fatta da tutte quelle “pietre vive” (cfr. 1Pt 2,4–8) che sono i singoli battezzati? – si chiede il Vescovo di Noto, Monsignor Giuseppe Malandrino -. Rispondo dicendo che l’impegno profuso per la Cattedrale non ci ha distolto affatto dagli impegni nei confronti delle “pietre vive” che sono tutti i diletti figli dell’amata Chiesa di Noto. Ne sono buona prova, per esempio, la fruttuosa realizzazione della Missione Popolare e Permanente, la Visita Pastorale, le Lettere e i vari Convegni pastorali e, soprattutto, la tenacia per l’attuazione del Sinodo: impegni che hanno comportato non meno fatiche che per la ricostruzione della Cattedrale…Desidero qui ribadire quanto ho detto e scritto ripetutamente in tutti questi anni. La ricostruzione della nostra mirabile Cattedrale ha un triplice spessore, un vero Trittico: di fede, innanzitutto, perché è “casa di Dio” e, quindi dei suoi figli: per l’ascolto della sua Parola e per la preghiera; di cultura: essendo, certamente, l’espressione più rinomata – una maestosa icona! – del Barocco di Noto, Patrimonio dell’Umanità; di sano e fiducioso meridionalismo: per una valida spinta al superamento dell’atavico e diffuso senso di fatalismo, di rinuncia e di “delega”». Se con le memoria «torniamo a quella montagna da scalare che ci apparve il primo giorno di questo lavoro, solo guardando oggi le migliaia di fotografie che documentano le opere fatte in questi anni, ci rendiamo conto della “impresa” che, tutti insieme, in cantiere, abbiamo portato a compimento – sottolinea l’ingegnere Roberto De Benedictis -. Quando il cantiere fu avviato, nell’ottobre del ’99, sentimmo di avere davanti a noi una montagna da scalare. Con molte incognite, legate ad un lavoro senza precedenti, e poche certezze. Fra queste, i disegni del nostro progetto. Giorno dopo giorno, sono stati quei disegni a rappresentare la bussola di un cammino durato oltre sette anni». «Grande commozione c’è stata nel rivedere la Cattedrale ricostruita, bianca così come era prima degli interventi degli anni ’50, un bianco quasi metafisico, che ne esalta ancor più le forme barocche; queste sembrano quasi vibrare sotto gli effetti della luce che ne accentua i chiaro scuri, e la fantasia torna, senza rammarico, alla memoria della vecchia Cattedrale andata perduta – dice l’architetto Salvatore Tringali -. Crediamo che la Cattedrale ricostruita, ancor più bella, riassuma in se la storia della vecchia e la contemporaneità del nostro tempo, proiettata nella speranza per un futuro migliore. E’ per questo che un grande orgoglio ci riempie oggi nel riconsegnare la nuova Cattedrale al Vescovo, Mons. Giuseppe Malandrino, il quale dopo nove anni di vescovado, prende possesso della sua “sede” naturale».

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