Preoccupazione per l’Ospedale Busacca

A circa un anno di distanza ci ritroviamo nuovamente costretti a dover intervenire sull’Ospedale Busacca. Costretti dalle notizie molto allarmanti che in questi ultimi giorni vengono diffuse attraverso la stampa e nella città: si parla di ridimensionamento dei posti letto, di riduzione dei posti per acuti, di non tempestività nel dotare degli organici medici adeguati alcuni reparti (soprattutto quello di ortopedia), di trasferimenti di personale paramedico in altri presidi ospedalieri, di chiusura delle due sale operatorie del reparto di ortopedia, e quindi di fatto del reparto di ortopedia.

Verrebbe voglia a primo acchito di dire: ci risiamo! L’assalto alla diligenza dell’ospedale Busacca è ricominciata, l’attacco al nosocomio sciclitano ritorna puntualmente, come l’influenza nella stagione autunnale.

Ma poiché ci si ritiene persone serie, vogliamo provare a fare un minimo di ragionamento. E porre alcune domande. Indirizzate da un semplice consigliere comunale – ma rappresentante insieme agli altri consiglieri dei cittadini di Scicli – a tutti coloro che alla fine del 2005 presero impegni precisi nei confronti della città di Scicli in merito al futuro del “Busacca”. E quindi, al Direttore generale dell’AUSL n. 7 Dott. Fulvio Manno, alla deputazione iblea al gran completo, ai rappresentanti delle istituzioni locali rappresentata dalla conferenza dei Sindaci.

Tutti costoro allora concordarono che non poteva esistere nessun piano serio per il futuro dell’Ospedale Busacca se esso non veniva inserito in un progetto complessivo di nuova politica sanitaria iblea, esigenza più volte rilevata anche dagli stessi vertici dell’ASL 7, che doveva investire il futuro degli ospedali di tutta la provincia – Modica, Vittoria, Comiso – e la stessa Azienda ospedaliera di Ragusa. L’obiettivo di tale progetto non poteva e non può che essere uno ed uno soltanto: il miglioramento del livello della qualità dell’assistenza sanitaria iblea.

A fronte di tale assunzione pubblica di responsabilità, quali sono stati gli atti conseguenti? Quale nuova strategia i vertici dell’AUSL n. 7 hanno messo in campo per dare vita finalmente ad un vero progetto di nuova politica sanitaria distrettuale o provinciale? Quali provvedimenti in particolare hanno riguardato concretamente l’ospedale “Busacca”?

Al di là dell’adeguamento infrastrutturale, obbligatorio e già nei fatti avviato negli anni precedenti, i fatti dicono nessuno. Anzi, si va indietro. Due dati per tutti: la TAC diventata ormai una chimera, fantomatico oggetto del desiderio di bravi primari di medicina e di altri reparti, costretti, per effettuare esami diagnostici fondamentali, a trasferire in altri nosocomi pazienti con patologie anche importanti. E poi l’attuale vicenda, assurda, delle due sale operatorie di ortopedia, con una Commissione regionale che nel volgere di tre mesi cambia radicalmente il suo parere, come se si trattasse di due sale da biliardo e non di due luoghi nevralgici per la salute e spesso la vita dei malati.

L’impressione e la preoccupazione, legittimi, è che al solito il più debole è quello destinato a soccombere. In questo caso una piccola comunità, Scicli, e il suo ospedale. Magari trasformando l’attuale struttura ospedaliera per acuti in un centro di assistenza per cronici, anziani e lungodegenti, senza proporre un’alternativa seria e funzionale, ma anzi abbassando in maniera grave e molto preoccupante il livello della qualità dell’assistenza sanitaria in termini di servizi e di risorse. E non solo per Scicli, ma per tutto il distretto modicano.

Certamente la città reagirà e risponderà adeguatamente, come ha fatto un anno fa, se questi timori dovessero diventare certezze.

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