La testimonianza che segue riguarda la sanità. Come dire “diamo a Cesare quel che è di Cesare”. Un’esperienza vissuta direttamente da Michele Giardina, giornalista pozzallese che di punto in bianco, si è trovato in pericolo di vita. “Una gradita “scoperta” è stato per me l’Ospedale Maggiore di Modica, Reparto Cardiologia, un gruppo di lavoro qualificato, in servizio h24. Un’equipe medico-infermieristica di qualità, avviata verso traguardi di eccellenza. Niente da dire dal punto di vista operativo, professionale, umano. Qualche criticità invece sotto l’aspetto logistico e culturale. Le stanze più piccole, pulite, ben arredate e dotate fra l’altro di bagni interni, andrebbero utilizzate meglio. Come pure sono da ripristinare le telecamere per il controllo interno dei ricoverati in terapia intensiva, andate in tilt anni fa, subito dopo il collaudo, prima ancora di trasferire il reparto nella nuova ala del nosocomio”. In una società sempre più “teatrale”, aldilà della vicenda personale, Giardina ritiene suo dovere intervenire perché siano bilanciate lamentele e atti di accusa che, alimentati da emozioni del momento o da diffusi preconcetti, risultano spesso infondati, se non tristemente strumentali. “Grazie “di cuore” al 118 per il tempestivo intervento. A medici e infermieri della Cardiologia di Modica. Agli specialisti della sala emodinamica del Paternò Arezzo. E’ andata bene. Grazie al cielo è andata bene. Nonostante gli stanchi ammortizzatori dell’autoambulanza, le buche, i fossi e gli ostacoli, una vera gimkana, da superare nel tratto finale della Pozzallo – Modica per raggiungere il pronto soccorso di Modica”. Per Giardina c’è, poi, da risolvere il problema della sala emodinamica dell’OMPA di Ibla: lavora tanto e funziona alla grande. Ma ce ne vorrebbe un’altra a Modica. “Che è importante realtà sanitaria al servizio di un vasto bacino di utenza – spiega – . Nessuno s’azzardi a parare botta parlando di costi. Sanità e Pubblica istruzione devono assolutamente sfuggire a logiche ragionieristiche. Dicevamo dell’aspetto culturale. Che è quello più delicato. Il lavoro di gruppo va esaltato nel rispetto del concetto “primus inter pares”. Sempre. E’ andata bene. Comunque. Meravigliosamente bene. Grazie di “cuore” a tutti”.
Quando la sanità si fa apprezzare. L’esperienza, tra la vita e la morte, del giornalista pozzallese, Giardina
- Aprile 14, 2011
- 11:54 pm
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