Catalogna tra autodeterminazione e autoritarismo: aspettando l’Europa………….l’opinione di Rita Faletti

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Da questa mattina, in Catalogna tutti si sono fermati. E’ sciopero generale indetto dal governo di Barcellona domenica scorsa,dopo la proclamazione della vittoria del “si ” al referendum per l’indipendenza della regione spagnola. Lungo le strade della capitale catalana, manifestazioni pacifiche testimoniano l’euforia dei cittadini ad un passo dalla dichiarazione formale di indipendenza. “Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di repubblica?” Il 92 per cento dei votanti ha risposto come era prevedibile, senza lasciare margini di dubbio ad uso e consumo del Governo centrale che ha tentato in tutti i modi, anche con la forza, di impedire le consultazioni. La Guardia Civile ha sequestrato urne, schede elettorali, materiali di propaganda e computer; ha fatto irruzione nella sede del Parlamento catalano, ha malmenato, ferito , arrestato. Dall’altra parte, i Mossos, la polizia catalana, si é schierata con gli indipendentisti. La domanda che ci si pone ora, è “se nel braccio di ferro con Madrid, Barcellona riuscirà a piegare l’avversario”.

La questione non é semplice per diverse ragioni. La prima riguarda il Governo Rajoy che, già abbastanza debole, non può permettersi cedimenti di fronte al Paese; la seconda riguarda i rapporti della Spagna con l’Unione Europea che, in evidente imbarazzo, ha lasciato passare del tempo prima di pronunciarsi. L’ha fatto, cercando, nel suo solito stile, di non scontentare troppo nessuno dei due contendenti: la repressione della polizia è stato un errore ( macché errore, di violenza si è trattato ) ma il referendum è illegale perché in contrasto con la Costituzione spagnola. Un colpo al cerchio e uno alla botte.Fuori dall’Europa, gli USA hanno fatto sapere che l’indipendenza della Catalogna è un affare interno di Stato, quindi non si immischiano. Il presidente della Ue, Antonio Tajani, si è spinto oltre le affermazioni di Juncker: bisogna considerare con molta cautela le autonomie e i movimenti separatisti per le conseguenze non sempre prevedibili. L’effetto domino, appunto. Enon poteva mancare la domanda, rivolta a qualche politico di casa nostra, sulla richiesta di autonomia da parte della Lombardia e del Veneto. Gli interrogati si sono affrettati a dire che la situazione della Catalogna non è paragonabile a quella delle due regioni italianeMa più interessanti delle esternazioni di politici e rappresentanti delle istituzioni, che lasciano il tempo che trovano e riflettono gli interessi del momento, sono le cause che spingono una comunità a desiderare l’indipendenzaNel caso del popolo catalano, che gode comunque di una certa autonomia da Madrid, la spinta all’autodeterminazione muove da diversi fattori: la condivisione di una propria storia, una propria cultura, una propria lingua, una propria bandiera, un proprio inno, una propria polizia. Oltre a questo, che non è poco, i catalani vogliono uno Stato diverso da quello spagnolo che sono stufi di continuare a sovvenzionare con i tanti contributi versati nella cassa centrale madrilena. La Catalogna è, infatti, tra le regioni più industrializzate e ricche del Paese, con il 19 per cento del Pil, la Seat,la Nissan e altre settemila multinazionali. E’ incontestabile che voglia rinegoziare la sua posizione fiscale e tenersi i suoi soldi, come appare oggettivamente incontestabile la sua pretesadi indipendenza, che il Governo spagnolo e la Corte Costituzionale non sono disposti a concederle, anche per non creare precedenti.In una posizione simile, si trovaanchela Gran Bretagna post Brexit nei confronti della Scozia, del Galles e dell’Irlanda del Nord e, come indica la carta dellaEuropean Free Alliance,in Europa esistono ben 40 movimenti tra separatisti, autonomisti e nazionalisti che sono la rappresentazione di realtà disomogenee e in fermentoche i confini nazionali o regionali o un corpo di leggi non bastano a contenere e frenare nelle loro pulsioni libertarie. Quasi mai le ragioni economiche, contrariamente a quanto si crede e benché non prive di peso, valgono da sole ad accendere la spinta centrifuga. Di importanza uguale se non maggiore, sono le affinità culturali e di mentalità, le radici storiche e la religione e tutte vanno tenute nella medesima considerazione e rispettate. Un continente che si vanta di essere democratico a chiacchiere, deve dimostrarlo nei fatti.

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