DENUNCIATO AMMINISTRATORE DI UNA COOPERATIVA SOCIALE DI RAGUSA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

guardia di finanza

Avviso di garanzia e conclusione indagini per il legale rappresentante di una cooperativa sociale ispicese. Dopo due anni di indagini la Guardia di Finanza di Pozzallo ha avuto conferma della bancarotta fraudolenta continuata cui è responsabile l’uomo, amministratore della Nuova Cooperativa Sociale, oggi fallita, nata con lo scopo fornire assistenza sociale residenziale. Svolgeva, però, anche attività commerciale intrattenendo rapporti sia con enti pubblici che privati. Si occupava anche di organizzare corsi di lingua inglese, di informatica, e assistenza a persone disagiate.

Le indagini, dirette in un primo momento a verificare la regolarità di alcuni progetti di segretariato sociale che si presumeva non fossero mai stati realizzati, hanno portato successivamente a scoprire gravi violazioni nella gestione della cooperativa da parte dell’amministratore. Dopo aver ricostruito i fatti risalenti al 2006 tramite l’escussione in atti di decine e decine di soggetti e dopo aver analizzato la documentazione acquisita presso il liquidatore, i militari hanno provveduto altresì ad analizzare le movimentazioni bancarie dei conti correnti. Proprio quest’ultima attività ha permesso di rilevare come l’amministratore, nel corso degli anni, avesse effettuato innumerevoli prelievi personali di denaro non giustificati sia in contanti che tramite titoli di credito per una somma complessiva di quasi 480mila euro. I prelevamenti, privi di alcuna giustificazione, venivano effettuati attingendo ai conti correnti della Cooperativa, che in questo modo veniva privata di ogni disponibilità liquida e dunque destinata a fallire. L’uomo si è reso responsabile anche dell’occultamento e della distruzione di alcuni libri e scritture contabili con i quali ha creato non poche difficoltà alla ricostruzione del patrimonio e del movimento d’affari oltre ad aver procurato grave nocumento alla massa creditizia. Addebitata anche l’aggravante di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità in considerazione del fatto che, dalle richieste di ammissione al passivo della procedura fallimentare, emergono passività non inferiori a 1.250.000 euro.

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