La dipendente aveva ragione. Condannato il Comune di Chiaramonte Gulfi

tribunale

Il Comune di Chiaramonte Gulfi è stato condannato dal giudice del lavoro a corrispondere ad una dipendente comunale, a titolo di risarcimento, i due terzi del trattamento economico accessorio oltre ad una somma di 8 mila euro (comprese le spese processuali) per averla rimossa dall’incarico di responsabile d’area in passato.  La dipendente aveva presentato un primo ricorso ottenendo il reintegro nel ruolo,

mai però disposto dall’ente. Un nuovo ricorso ha adesso portato alla condanna dell’ente pubblico. I fatti risalgono al giugno 2012, quando la Giunta del neo eletto Vito Fornaro, decise di modificare gli incarichi di responsabile dell’area “risorse umane” e “attività produttive” escludendo la dipendente in questione. La ricorrente ha subito denunciato la presunta illegittimità delle determine reiterate dall’amministrazione Fornaro anche nei mesi successivi evidenziando che la “scelta delle persone da nominare non è lasciata alla discrezionalità assoluta del sindaco, dovendo invece attenersi a criteri meritocratici rappresentati dalla competenza in relazione alle caratteristiche dei programmi da svolgere”.
Come riportato nella corposa sentenza, non è stato nemmeno rispettato il regolamento sul sistema dei controlli interni che invece vieta al responsabile dei servizi finanziari di avere la responsabilità della gestione di altre articolazioni organizzative primarie. Un doppio incarico che invece, nella riorganizzazione dei settori, l’amministrazione comunale, ha assegnato. E proprio su questo doppio incarico il giudice del lavoro, ha sospeso gli effetti della determina dell’amministrazione ordinando al Comune di Chiaramonte di procedere alla nomina di un nuovo responsabile. E i titoli in possesso facevano pensare al ritorno delle responsabilità in mano alla dipendente. Ma ciò non avvenne. Cosicché la dipendente ha presentato un nuovo ricorso e il giudice, preso atto del fatto che l’amministrazione non ha ottemperato al provvedimento cautelare, ha nominato il segretario comunale come commissario ad acta affinché si provvedesse ad una valutazione comparativa tra i vari aspiranti alla posizione organizzativa. L’unica a presentarsi alla selezione interna fu proprio la dipendente esclusa che dal segretario fu rimessa nel ruolo.
Ma ciò avvenne per pochi giorni. La Giunta Fornaro poco dopo approvò la riorganizzazione dell’ente e l’area risorse umane fu assorbita dall’area finanziaria. Il giudice del lavoro, avendo appurato i vari passaggi, ha evidenziato che l’amministrazione, qualora avesse “effettuato una valutazione comparativa secondo criteri oggettivi e trasparenti”, avrebbe sicuramente individuato la dipendente come responsabile dell’area risorse umane.
Per il giudice del lavoro si è dinnanzi alla “illegittimità delle delibere”. Da qui la sentenza di condanna. Sull’argomento il consigliere comunale d’opposizione, Cristina Terlato, ha già presentato un’interrogazione. Il sindaco Vito Fornaro al momento preferisce non commentare lasciando agli uffici legali dell’ente ogni valutazione.

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