GLI ESPROPRI NON PAGATI AGLI SCICLITANI. A GIUDIZIO EX SINDACO ED EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Si avvia a conclusione il processo a carico dell’ex sindaco e dell’ex presidente del consiglio comunale di Scicli, Bartolomeo Falla ed Armando Fiorilla, patrocinati rispettivamente dagli avvocati Cesare Borrometi del Foro di Ragusa, e Luigi Piccione. Il Collegio Penale del Tribunale di Modica ieri, dopo avere escusso l’ultima teste, ha dichiarato chiuso il dibattimento, fissando per il prossimo 19 novembre, la discussione e le sentenze. Il processo scaturì dalla denuncia presentata il quindici ottobre del 2003 da alcuni cittadini ai quali erano state, in precedenza, espropriate delle aree dal Comune di Scicli. Su questi fatti si era già celebrato un processo di primo grado davanti al Tribunale di Modica che si era concluso a favore dei denuncianti. "Avevamo vinto la causa – ha spiegato ieri Arcangela Riccotti La Rocca – ed il giudice aveva stabilito un rimborso di 400 milioni di vecchie lire. Il Comune non ci diede nulla, anzi avanzò ricorso che vinse". Dopo la sentenza di primo grado, per l’appunto, a Palazzo di città cominciarono ad arrivare le diffide, ma l’ente la parte dello gnorri non riconoscendo, dunque, il corrispettivo pattuito per l’occupazione di aree che ammontava complessivamente a quasi duecentosessantamila. Nonostante il debito contratto il Comune non pagava e così i proprietari avviarono le diffide. Falla e Fiorilla sono accusati di rifiuto di atti d’ufficio perché, secondo i querelanti, non avrebbero attivato le rispettive competenze per inserire ed approvare la somma nel capitolo dei debiti fuori bilancio. Il primo cittadino avrebbe avuto il compito di presentare l’argomento per il consiglio comunale, mentre Fiorilla non avrebbe convocato e, quindi, inserito l’argomento nell’agenda dei lavori d’aula. I debiti fuori bilancio, com’è noto, vanno approvati proprio dal consiglio comunale. Dopo la diffida inviata dai proprietari delle aree espropriate a Falla e Fiorilla ci fu, in ogni modo, un pronunciamento della Corte d’Appello di Catania favorevole all’ente locale che gli interessati, evidentemente, ritennero sbagliato.

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