Dopo l’allarme lanciato da un imprenditore modicano sulla crisi agricola, tutto tace!

Nessun contatto dopo il grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi da Carmelo Santaera, in rappresentanza della propria azienda e dei propri clienti a titolo delle rispettive aziende agricole per salvare il comparto agricolo. “In effetti – dice – qualche piccolo risentimento qualcuno l’ha avuto, ma soltanto perché non aveva compreso che il mio intervento non aveva alcun tono polemico, bensì di richiesta d’aiuto rivolto a tutti. Purtroppo in tanti condividono con consapevolezza lo stato di crisi della zootecnia, ma in pochi ci si muove per trovare una soluzione. Certo il campo dell’agricoltura è molto complesso ed è regolato anch’esso dall’effetto globalizzazione, ma la nostra economia subisce il fatto stesso che è legata al territorio ed alla tradizione. E’ giusto, però, che, anche i non addetti ai lavori, entrano nel merito dell’argomento, poiché devono conoscere il perché l’agricoltura può affondare un paese o come mai l’agricoltura scenderà in piazza, se nulla modificherà lo stato attuale”. L’aumento delle materie prime quali i cereali (mais, orzo, frumento), hanno subito, finalmente, il giusto valore di mercato, ripagando gli agricoltori dei grossi sacrifici espressi in salute ed in soldi. Questo aumento, variabile nella percentuale tra il 70 ed il 120 per cento ha trascinato il prezzo dei mangimi per la zootecnia verso un conseguente rialzo del 25-30 per cento ed un altro aumento del 10 per cento è previsto già ad ottobre. Nel contempo è stato rinegoziato il prezzo contrattuale del latte con un incremento del 2-3%, mentre nel settore delle carni macellate il prezzo di mercato è diminuito del 20-25 per cento. “Tutto ciò – dice l’imprenditore modicano – porta ad una conclusione: un’azienda di almeno 100 capi (circa l’80% delle aziende agricole in Provincia di Ragusa) con 40 capi in produzione latte, 40 bovini da carne ed altri 20 in rotazione, subirà un aumento dei mangimi di circa 1500 euo mensile, mentre l’incasso proveniente dall’incremento del latte è di 220 euro ed il settore carne produrrà una perdita in quanto non esiste un valore di mercato adeguato. A questo si deve aggiungere che le banche hanno diminuito notevolmente la propria disponibilità nei confronti del mondo agricolo, con la riduzione degli affidamenti e dei servizi bancari”. Le industrie mangimistiche non riescono più a gestire un credito sempre in aumento per ogni esercizio e non garantito dalle leggi in vigore: oggi più che mai la merce è consegnata alle aziende che riescono a rispettare nel breve termine gli impegni sulla merce consegnata. “Non si chiede alcun contributo economico – conclude -, bensì un intervento di tutti ed in qualsiasi modo ed in particolar modo si richiede un intervento”.

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