MODICA. OMICIDIO FIRRINCIELI. L’IMPUTATO:”Non l’ho ucciso io”

(*sac*) Si difende e nega di essere l’omicida di Davide Firrincieli, il giovane trovato ucciso nel mese di dicembre del 2004 a ridosso del laghetto di Marina di Modica. Dino Scarnato, 41 anni, originario di Noto ma residente a Modica, ha deposto ieri davanti alla Corte d’Assise di Siracusa nel processo che lo vede imputato di omicidio volontario. "Io non ho inseguito Firrincieli ed il suo amico, né a piedi – ha detto – nè, tantomeno, in auto e nemmeno li ho picchiati". L’uomo ha ribadito fortemente la propria estraneità ai fatti. All’epoca lavorava come body-guard presso la discoteca Itaparica di Via Del Laghetto, anche se di norma fa l’odontotecnico. Secondo ciò che sostiene la pubblica accusa, quella sera avrebbe inseguito il Firrincieli fino alla zona sottostante il locale dove si trova un laghetto, sembra perché il giovane avventore aveva espletato i propri bisogni fisiologici sulle scale d’accesso alla discoteca. Una volta raggiunto lo avrebbe colpito con un colpo di karate alla nuca provocandogli una paralisi che impedì alla vittima di rialzarsi tant’è che morì, secondo la perizia, per annegamento. Il cadavere fu ritrovato dalla polizia dopo 48 ore di ricerche. La famiglia della vittima è costituita parte civile tramite l’avvocato Gianluca Gulino. Le precedenti testimonianze rese dai colleghi dell’imputato, tutte più o meno univoche, hanno fatto rilevare che Scarnato si era allontanato dal locale per circa dieci di minuti. Stando sempre alle testimonianze, Scarnato sarebbe tornato con i pantaloni bagnati e sporchi di fango. Ieri, l’uomo ha sostenuto di aver visto i due giovani correre prima di dividersi, solo nel momento in cui ritornava a casa a bordo della propria Ford Mondeo. Avrebbe, allora, ritenuto opportuno tornare presso la discoteca per informare i suoi colleghi che Firrincieli e l’amico erano ancora in zona, forse ubriachi. Una testimonianza che fa a pugni con quelle precedenti, come evidenziato dall’avvocato Gulino. Anche l’altro giovane riferì ai giudici d’aver avuto il sentore d’essere arrotato da un momento all’altro da una Mondeo che li inseguiva e che riconobbe come l’auto di Scarnato. Ipotesi, questa, strenuamente negata dall’imputato, che ha parlato per oltre un’ora. Il processo è stato aggiornato al 12 giugno.

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