MODICA. DIECI PER UN PROCESSO CIVILE

Due anni. Questo il rinvio per la decisione. Le parti offese restano basite sulla nuova data del procedimento civile che si occupa di un clamoroso, presunto, caso di malasanità avvenuto all’Ospedale Maggiore di Modica. I legali della vittima, gli avvocati Fabio Borrometi e Beatrice Di Pentima, dopo avere valutato il da farsi per il rinvio biennale hanno inoltrato istanza al giudice monocratico, in sessione civile, Rubino, che nell’ultima udienza era subentrato al collega Palazzolo, spiegando che il procedimento veniva già da un rinvio di un anno e mezzo, hanno ottenuto una riduzione dei tempi ed ora il processo è fissato per il mese di giugno del 2008. Sembra che alla base dei lunghi rinvii ci sia l’eccessivo carico di processi in sede civile. Il procedimento, riguarda una donna modicana, M.P., 75 anni, la vittima, costituitasi contro l’Azienda Sanitaria Locale numero sette di Ragusa. L’episodio si sarebbe verificato nel 1999. In buona sostanza, se nel 2009 il processo andrà in conclusione saranno passati dieci anni. L’interessata, all’epoca, fu sottoposta ad un intervento chirurgico presso il nosocomio di Via Aldo Moro. Passata qualche settimana, l’interessata cominciò a lamentare forti dolori al basso ventre. Sollecitata dai parenti e dal medico di famiglia, si sottopose ad accertamenti clinici e si accorse della presenza, all’interno dello stomaco di un ago da sutura di notevoli dimensioni. Nella precedente udienza il dottor Vincenzo Coco, consulente tecnico d’ufficio chiamato a fare chiarezza sulla vicenda, aveva confermato il cosiddetto “danno causato”, anche se la difesa, che aveva ritenuto trattarsi di un procedimento di natura ambulatoriale, non era stata ritenuta sufficientemente convincente proprio dai difensori della parte indagata la quale aveva sollevato una serie di contestazioni che avevano indotto il giudice a disporre un richiamo del perito. La pensionata, sofferente di colica addominale, dopo avere consultato il medico di famiglia, aveva deciso di sottoporsi ad un intervento chirurgico che fu regolarmente eseguito al “Maggiore”. Dopo alcuni giorni dalla dimissione accusò, come si diceva, dolori lancinanti. Si sottopose ad ulteriori accertamenti clinici ed attraverso una radiografia emerse, l’incredibile realtà. La pensionata aveva all’interno dello stomaco quello che è stato definito “un corpo estraneo metallico ricurvo”, in sostanza, un grosso ago. Pare che i medici che avevano operatore la pensionata avessero, in ogni modo, sollecitato più volte la donna per sottoporla ad un intervento per l’asportazione dell’ago ma che questa si sia rifiutata. L’Ausl 7 è patrocinata dall’avvocato Danilo Vallone.

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