Arrestato un operaio ragusano per violenza sessuale sulla figlia

Ieri personale della Squadra Mobile di Ragusa ha tratto in arresto A.L. di anni 46, operaio, abitante a Ragusa, perché colpito da ordine di carcerazione dovendo scontare la pena definitiva di anni SEI e mesi UNO di reclusione per il reato di violenza sessuale commessa in danno della figlia. La squallida vicenda risale all’agosto del 2000, quando la figlia ancora adolescente E.L. aveva da poco compiuto 14 anni. La stessa, affidata alla madre perchè i genitori erano separati, quella sera aveva deciso di andare a cenare dal padre e di rimanere a dormire da lui che da qualche giorno era rimasto solo in casa in quanto la sua nuova compagna era da qualche giorno ricoverata in ospedale. È stata l’occasione che ha favorito A.L. a consumare l’abuso nei confronti della giovane figlia. La condanna definitiva di A.L. costituisce l’epilogo di laboriose indagini svolte a suo tempo da questa Squadra Mobile che, tra le altre cose, sequestrò un diario dove la ragazzina aveva annotato dettagliatamente la triste vicenda di abuso intrafamigliare di cui era stata vittima.. L’iter giudiziario ha attraversato tutti i gradi del giudizio, fino in Cassazione che ha confermato la condanna comprese le pene accessorie (tra le quali la decadenza della potestà di genitore). Purtroppo l’incesto tra padre e figlia è il tipo di incesto di cui la letteratura e la polizia giudiziaria si è maggiormente occupata, ed è anche quello più rilevato dai servizi e dagli operatori che si occupano di protezione all’infanzia. Il fatto che la violenza sessuale si instauri tra un genitore e la propria figlia costituisce un aggravante notevole, sia per quanto riguarda la violazione delle norme penali (artt. 609-bis e septies del codice penale), sia per quanto riguarda le conseguenze cui va incontro la vittima sul piano affettivo e psicologico. Infatti, mentre in qualsiasi altra forma di violenza sessuale la vittima ha la possibilità di riconoscere nell’abusante la figura del colpevole, nell’incesto questa figura si confonde e coincide con la figura del padre amorevole e verso cui è difficile poter provare odio. Il fenomeno dell’abuso sessuale intrafamiliare è un fenomeno che investe trasversalmente tutte le fasce sociali. Si può essere in presenza, quindi, di una famiglia benestante o marginalizzata, acculturata o meno. Va sottolineato che i mass-media se da un lato possono amplificare le dimensioni di questo problema sociale, dall’altro possono sensibilizzare le coscienze e promuovere la cultura della segnalazione. In quest’ambito la polizia giudiziaria e, in particolare, la Squadra Mobile svolge un compito molto delicato, in quanto spesso riceve direttamente la denuncia del presunto abuso e sono gli stessi operatori di polizia ad incontrare il minore per raccogliere maggiori informazioni sull’accadimento dei fatti. La suddetta vicenda, conclusasi con la condanna definitiva del responsabile, è frutto dell’azione investigativa svolta dalla speciale sezione costituita, in attuazione della legge 269/98, presso ogni Squadra Mobile, che si occupa, principalmente, di reati a danno di minori e violenze sessuali. Una polizia giudiziaria specializzata, che ha seguito corsi di formazione specifici, con la predisposizione a trattare e interagire con il minore, consapevole delle dinamiche che scatena una denuncia e, di conseguenza, delle strategie necessarie per controllarle, e quindi a trattare casi così particolari, quali sono appunto quelli di abuso sessuale sui minori.

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