MODICA. I CANI E LA GIUSTIZIA. ASSOLTI DUE CONGIUNTI

Avevano accusato una vicina di casa, di avere bastonato il loro cane. Per questo si sono ritrovati imputati in un processo penale celebrato dal giudice unico del Tribunale di Modica, Patricia De Marco, per rispondere di calunnia. Si tratta di Carolina Arena e Giuseppe Tiziano Cicero, rispettivamente madre e figlio, difesi dall’avvocato Enzo Galazzo. I due congiunti sono stati, in ogni modo, assolti dal reato così come aveva chiesto il pubblico ministero, Francesca Aprile. Parte offesa era donna modicana, Rosaria Lorefice, che si era costituita attraverso l’avvocato Fabio Borrometi. I fatti si sarebbero verificati a Modica in Contrada Serrauccelli. Le parti, come si diceva, sono vicini di casa. Il cane dei due imputati era stato lasciato libero di scorazzare per la strada insieme ad altri tant’è che qualche volta altri vicini e la stessa vittima si erano lamentati con i proprietari perché spesso subivano il “ringhio” degli animali. Nel 2002, uno dei cani avrebbe, secondo la denuncia, aggredito l’assistita dell’avvocato Borrometi, mordendola. Questa fu costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore dove fu curata e medicata. In precedenza iI magistrato aveva escusso il marito della parte offesa ed il veterinario Giovanni Modica, il quale visitò l’animale riscontrando ferite lacero-contuse causate da colpi di pietra e bastone. La vicenda è abbastanza lunga e complessa. Nei fatti, in una prima fase del preliminare, il Gup si era riservato sulla prima richiesta di archiviazione del caso avanzata dalla Procura della Repubblica, in attesa della conclusione del processo penale per la presunta uccisione del cane, avvenuta nel 2004. Procedimento che si era chiuso con l’assoluzione della Lorefice. A questo punto il legale modicano aveva presentato opposizione alla richiesta della magistratura inquirente sulla quale il Gup si era riservato ancora una volta sciogliendo il nodo con il successivo rigetto della possibile archiviazione ed anzi disponendo, come si diceva, che il piemme formulasse l’accusa nei confronti dei due coniugi.

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