L’OROLOGIO DEGLI ANTICHI. Un esperimento per il solstizio Le ore baciate dai lunghi raggi del sole Le meridiane, il tesoro delle chiese iblee

Tutti sanno che il 21 giugno significa solstizio. E che solstizio significa il giorno più lungo e la notte più corta dell’anno. Non molti, invero pochi, sanno che quelle condizioni si verificano perché il sole è allo zenit, ovvero nel punto più alto della sua parabola nel cielo, visto dalla Terra. E quel giorno gli orologi solari, più conosciuti come meridiane, mostrano l’ombra proiettarsi sulla linea appunto "solstiziale". Tutti gli orologi solari, compre­si quelli "a camera oscura", ovve­ro quelli tracciati all’interno di un ambiente chiuso, di norma una grande chiesa, che stanno sempre all’ombra e – in una originale inversione dei ruoli – permettono di conoscere l’ora consentendo al sole di entrare da un foro praticato sul tetto dell’immobile. Tante parole per spiegare un fenomeno sempre affascinante, sempre magico. E tale è apparso anche ai soci del Crai della Banca Agricola Popolare di Ragusa che hanno voluto seguire il fenomeno astronomico osservando una bellissima meridiana a camera oscura: quella tracciata nel 1895 da Armando Perini sul pavimento del Duomo di San Giorgio a Modica.
Secondo le effemeridi il mezzogiorno solare a Modica, il giorno 18 giugno, era previsto per le ore 12, due minuti e due secondi. Sperando in un cielo terso, i soci del Crai hanno atteso (ovviamente alle ore 13, considerato l’attuale regime di ora legale) l’ingresso del sole nel Duomo del Santo cavaliere, e, ovviamente, ma non per questo meno affascinante, la sfera solare ha preso a stamparsi sul marmo del tempio. Ha assunto una velocità che ai più piccoli è parsa inaspettata (abituati come sono a non accorgersi del fatto che l’Astro gira molto velocemente nel suo percorso apparente dall’ Est all’Ovest) e puntualmente al mezzodì era esattamente sulla linea meridiana disegnata oltre cento anni fa dal matematico elbano, modicano d’adozione (visse nella città della Contea dal 1865 all’anno della sua morte, nel 1926).
Bocche aperte davanti ad una manifestazione della natura che appare sempre maestosa, anche dopo averla vista migliaia di volte. Sopratutto i bambini, che hanno ben volentieri rinunciato ad una domenica in spiaggia per starsene con il naso in aria a guardare gli orologi solari della cattedrale di San Giovanni a Ragusa e quelli distribuiti tra case e chiese di Modica ed Ibla. Una giornata diversa, a contatto con quella natura che a loro – figli di una modernissima civiltà – appare sempre più virtuale.

Saro Distefano

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