MODICA Progetto contestato, parla l’autore

Modica. L’idea principale non deve esse­re toccata, ma al dialogo e al confronto l’architetto Luigi Aggius Velia e’ sempre disponibile. Il vincitore, assieme ad altri colleghi, del concorso di idee per il recupero dell’ex Palaposte di Modica, non si sorprende più’ di tanto delle «perplessità» espresse dai consiglieri comunali, secondo cui il progetto non e’ sufficientemente contestualizzato rispetto al centro storico. Un giudizio esattamente contrariò a quello della commissione giudicatrice, composta da tecnici, che invece ha ritenuto di scegliere proprio la proposta progettuale, su 66 partecipanti, per la buona contestualizzazione. Insomma, politici contro tecnici e tecnici contro politici. Ma quale l’idea di fondo del progetto? «Ci sono alcune idee che non possono essere snaturate perche’ altrimen­ti perderebbe il senso del restauro che abbiamo pensato – spiega l’architetto Aggius Velia -. Abbiamo pensato alla creazione di un portico interno all’edificio, riprendendo la logica di edifici vici­ni in questo centro storico che in quella zona e’ ad ipsilon. Poi e’ stato ideato un collegamento con il vicino Comune mediante una passerella pedonale. Infine, sono da tenere in considerazione anche altri due aspetti e cioè’ un lama che e’ rivestita in pietra locale e al suo interno passano le attrezzature e gli impianti per la distribuzione su di un asse attrezzato, e poi il cromatismo con il suo bianco neutro, il colore della pietra locale che ben di adatta al contesto che tutti conosciamo». Questa l’idea dei tecnici che pero’, nonostante la vittoria, non piace a tutti i politici. Chissà’ cosa immaginavano loro quando hanno lanciato il concorso internazionale di idee progettuali. Aggius Velia non si sente offeso per le posizioni espresse in Consiglio comunale, ma certamente non vuole mettere da parte le caratteristiche fondamentali del suo progetto. «E’ chiaro che punto sulla mia idea, ma assieme alla politica possiamo trovare una soluzione finale. Non mi sento del resto offeso. Non penso che siamo davanti a delle critiche, ma a delle osservazioni. In fondo poteva accadere». Quanto e’ stato difficile riprogettare il futuro dell’ex Palaposte? «La difficolta’ e’ stata nel confrontare e studiare i linguaggi, cercando di capire come si rapportano i volumi urbani e come questo spazio poteva essere vissuto in un modo moderno. Abbiamo studiato come operare in un volume parziale, che potesse diventare un edificio con nuove funzioni, ricordandoci che e’ accanto al Comune di cui può’ diventare un "satellite" perche’ non ci sono grandi volumi. Il Palaposte e’ stato costruito secondo un’architettura di omologazione perche’ negli anni passa­ti si pensava servisse ad una facile identificazione, dimenticando il contesto storico in cui si interveniva. Oggi, abbiamo gli strumenti per capire come ripensare al futuro di questo edificio».

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