La Caritas sempre vicina ai più deboli

Modica città solidale, non è solo uno slogan, quanto più una rea­le fotografia di ciò che è la città della Contea. C’è infatti una Modica che non è quella dell’Unesco, né quella dei palazzi. Non è nemmeno la Modi­ca del fenomeno turistico e del com­mercio fiorente.
C’è una Modica che vive nel som­merso, una Modica che non grida e che non emerge, una Modica che non cerca il suo posto al sole. E’ la Mo­dica della solidarietà. Una solidarietà eroica fatta nell’ombra, in quel "pic­colo mondo antico" dei quartieri del centro storico e di Modica Alta, laddo­ve le relazioni umane valgono anco­ra.
"E’ una solidarietà quasi fisiologica ed insita nell’animo dei modicano -commenta il direttore
della Caritas cittadina, Maurilio Assenza -. È la vera Modica quella. Nei quartieri c’è ancora la cultura della visita agli ammalati, dell’assisten­za e dei rapporti interper­sonali quasi "intimi" e fa­miliari". E’ un humus prezioso, dal quale nascono fiori che non appassiscono ma che si mostrano belli. E’ il caso della Casa Don Puglisi, casa d’ac­coglienza ma non solo, punta dell’ice­berg composto da uomini comuni, cittadini normali che con "normali­tà" aiutano e sostengono il vicino di casa o l’anziano che abita qualche "vanedda" più in là. "La persistenza di questa solidarietà sommersa e non ovvia – continua Assenza – è senza dubbio da attribuire ad un cattolicesi­mo insito nella cultura modicana. Og­gi, ci si trova ad affrontare anche altre emergenze sociali. E’ il caso dell’acco­glienza delle badanti extracomunita­rie. Un fenomeno da attenzionare e da non sottovalutare. Stiamo lavoran­do come Caritas anche su questo".
L’organismo laico, formatosi a Mo­dica nel lontano 1983, sta attraversan­do un periodo fatto di riflessioni e di analisi della realtà e del tessuto socia­le modicano. "Emergono da queste -prosegue Assenza – povertà che non sono più squisitamente economiche, ma soprattutto relazionali. Ogni "po­vero" ha alle spalle una pluriproblematicità che lo affligge e che bisogna
affrontare con cura".
Ma la Caritas non è solo proiettata all’analisi della realtà modicana, ma anche a riflettere su se stessa. E’ il "modus operandi" che va modificato e rapportato alle nuove esigenze. "Non più assistenzialismo – puntua­lizza il direttore della Caritas cittadi­na – ma un intervento relazionale. Bi­sogna diventare "fratelli maggiori", così come si chiama anche il progetto promosso all’interno del piano di zo­na". L’esperienza è quella della casa Don Puglisi, divenuta adesso una sor­ta di "confessionale laico", dove fami­glie e giovani ricercano un consiglio, una parola di conforto oltre al "pacco di pasta" o all’aiuto economico. Ma "confessionale laico" è un termine che non piace ad Assenza ed ai ragaz­zi che lavorano alla "Don Puglisi". "Noi siamo qui solo perché spinti dal Vangelo e dallo spirito, laico, d’evan­gelizzazione". Loro come tanti che nell’ombra compongono una Modi­ca che fa sperare.
Giorgio Caruso
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