Pubblico servizio di distribuzione del gas a Modica. Ivana Castello(Pd) scrive al sindaco

ivana castello

Pubblico servizio di distribuzione del gas a Modica. Chiude l’Ufficio di relazione con gli utenti. Il consigliere comunale del Partito Democratico, Ivana Castello, scrive al sindaco partendo dalla situazione debitoria del Comune verso la Società concessionaria e della mancata iscrizione in bilancio dei costi del gas di riscaldamento degli uffici comunali e degli edifici scolastici.
Ecco di seguito la lettera.

Illustre Sindaco,

come ricorderà, lo esplicito per coloro che non seguono in modo assiduo le vicende amministrative di Modica, nel 1985 il Consiglio comunale, con delibera n. 360, istituì il «pubblico servizio di distribuzione del gas» per usi domestico, agricolo, industriale, commerciale e di riscaldamento. La delibera fu vistata per legittimità dalla Commissione Provinciale di Controllo con atto n. 14 dell’undici gennaio 1986. Il Consiglio ha poi confermato e precisato la decisione con la delibera n. 562 del 28 novembre e, a seguìre, il 7 febbraio ’87 è venuto l’ulteriore visto della Commissione di Controllo.
Il bando di concorso per realizzare e gestire la struttura di distribuzione è stato pubblicato all’Albo Pretorio del Comune e nella Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana n. 21 del 16 maggio successivo.
La gara è stata vinta da un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) costituita tra il Consorzio Cooperativo di Forlì e il Consorzio Ravennate Costruttori di Ravenna. Il servizio, dunque, è stato affidato a detta Associazione per 25 anni (delibera n. 81 del Consiglio comunale del 24 febbraio 1988), previa sottoscrizione di un disciplinare, denominato « Convenzione », a cui farò riferimento per taluni aspetti che mi accingo a trattare. Per non ingenerare ambiguità, infine, può essere utile ricordare che il Comune, in questa vicenda, riveste due ruoli indipendenti:

– è concedente del servizio di distribuzione del gas;
– è utente del concessionario per le forniture del combustibile necessario a taluni servizi scolastici e al riscaldamento degli edifici comunali.
I problemi sono tre: la chiusura dell’ufficio utenti, la situazione debitoria del Comune verso la concessionaria e la mancata iscrizione in bilancio di alcune poste che andavano registrate per obbligo di legge.

1. La chiusura dell’ufficio utenti

Ai sensi dell’articolo 4 della richiamata Convenzione, la concessione ha durata di 25 anni «a far data dal 1° di gennaio successivo a quello d’avvio in esercizio, anche parziale» della somministrazione. La somministrazione è stata avviata il 4 maggio 1998, sicché i 25 anni cominciano a decorrere dal 1° gennaio 1999.
Tra gli obblighi del concessionario, all’articolo 28 è previsto «l’allestimento» di un ufficio utenti per impartire informazioni tecnico-economiche sul servizio, sottoscrivere contratti, compilare domande di allacciamento, dilucidare bollette e soddisfare ogni altra esigenza relativa alla somministrazione. L’ufficio è stato immediatamente istituito, poiché senza di esso non avrebbe potuto aver luogo neanche la sottoscrizione dei contratti. Recentemente, ossia a partire dal 6 novembre 2017, però, è stato chiuso. Con un foglio fissato sulla porta d’ingresso si avvertono i cittadini che, per qualsiasi necessità, è possibile «contattare» un numero verde o mandare una mail ad un preciso indirizzo telematico. Non conosco le ragioni del cambiamento, ma una domanda mi è sorta: se il servizio di somministrazione è previsto che duri 25 anni; e se l’informazione e il trattamento dell’utenza fa parte del servizio complessivo, il relativo ufficio non deve restare in funzione, anch’esso, per 25 anni? Qualunque decisione di cambiamento, per altro, non può essere assunta dal solo concessionario ma deve passare anche e sopratutto per l’autorità comunale. La prima domanda che le pongo, dunque, è se lei abbia assentito alla chiusura dell’ufficio utenti di Modica. Corollario è se non ritenga opportuno intervenire sul concessionario per ripristinare quanto già disposto in concessione. Mi rendo conto che sto parlando di una modalità di svolgimento del servizio, ma anche la modalità è stata decisa (in modo espresso o tacito) dal concedente e accettata dal concessionario.

2. La situazione debitoria del Comune

Il secondo quesito o gruppo di quesiti riguarda la situazione debitoria del Comune verso il concessionario. Il Comune deve ancora pagare in parte o per intero, le forniture di gas degli ultimi sette anni. Questa parte dell’interrogazione nasce dal fatto che il somministratore (il concessionario), due anni fa, ha chiesto e ottenuto una ingiunzione di pagamento per un parziale di 75.144,18 euro. L’ingiunzione le è stata notificata il 15 gennaio 2015. La somma riguardava crediti del 2011, 2012, 2013 e 2014. Stranamente non conteneva l’intero debito maturato sino alla fine del 2014. Il Comune si è opposto sostenendo di aver già pagato, tra prima e dopo l’emissione del decreto, l’importo di 20.395,7 euro.
Fatta una semplice sottrazione e, probabilmente, qualche integrazione, il Giudice ha concesso la provvisoria esecuzione per la somma di 49.366,88 euro. A questo punto, anziché procedere al pagamento, il Comune riesce, ancora una volta, a non pagare. La strategia è quella di avviare un accordo transattivo. L’Amministrazione offre una somma superiore a quella decisa dal Giudice, in cambio della rinuncia all’azione legale e alla metà delle relative spese. La somma offerta, 87.868,71 euro, intercetta il debito maturato sino alla fine del 2015. La firma della transazione avviene il 23 febbraio 2017 e determina che gli 87.868,71 euro siano pagati metà alla riapertura della tesoreria comunale (che a quella data era già aperta) e metà 5 giorni dopo.
Naturalmente, oltre alla somma offerta in transazione e gli interessi, restavano insolute le forniture del 2016 e del 2017.

L’accordo non è stato rispettato. Sono stati pagati poco più di 25 mila euro e, come se non bastasse, la rimanente parte non è stata neppure impegnata e costituisce, quindi, un debito fuori bilancio.

3. La costituzione di debiti fuori bilancio. Conclusioni

Le chiedo, infine, e ho finito, che spieghi al Consiglio, sempre ove sussistano le mie asserzioni:

– perché non ha iscritto in bilancio il debito risultante dalla transazione;
– quando e con quali fondi intende provvedere al pagamento concordato in transazione;
– se intende e come intende provvedere alla riapertura dell’ufficio utenti, dal momento che in Convenzione è previsto che stia in esercizio per 25 anni a partire dal primo gennaio 1999;
– perché non ha iscritto in bilancio i singoli debiti maturati e maturandi bimestralmente per le forniture di gas;
– se le risulti che l’avvocato di controparte l’ha diffidata, in data 10 aprile 2017, a pagare quanto di dovere entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della lettera e che, in mancanza del pagamento, avrebbe avviato le procedure legali. Ovviamente mi dirà pure come ha risposto.

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