Tratta di esseri umani nigeriane: due fermi dalla Squadra Mobile di Ragusa

I fermati a seguito dell'operazione 'Broken chains' (Catene spezzate) ai quali è contestato il reato associazione per delinquere, tratta di connazionali, anche di minore età e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a Ragusa, 25 gennaio 2017. 
ANSA/POLIZIA - EDITORIAL USE ONLY

In esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato-Squadra Mobile di Ragusa, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Roma e Bergamo, ha sottoposto a fermo John Maris alias “Anita”, 37 anni e Usanan Jessica alias “Jennifer” 29 anni, entrambi nigeriani,

gravemente indiziate dei delitti di tratta di esseri umani, pluriaggravati per aver le due indagate agito al fine di sfruttare la prostituzione delle vittime ed esponendole a un grave pericolo per la vita o l’incolumità, facendo loro attraversare il continente di origine sotto il controllo di criminali che le sottoponevano a privazioni di ogni genere e le facevano imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti, privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, ad altro rischio di naufragio (così commettendo anche il delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e ingresso illegale nel territorio dello Stato).
L’indagine traeva origine dall’attività investigativa effettuata da personale della Squadra Mobile di Ragusa in occasione di alcuni approdi presso il porto di Pozzallo avvenuti tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.
Il citato personale provvedeva alla identificazione e audizione di numerose giovani ragazze nigeriane, molte delle quali minori, che, in ragione della loro condizione di estrema povertà, erano state avvicinate da connazionali in Nigeria ed allettate a raggiungere l’Italia con la prospettiva di trovare finalmente un’occupazione lavorativa lecita che avrebbe consentito loro la sussistenza nonché di supportare economicamente il nucleo familiare.
Il percorso che aveva portato le giovani vittime in Italia risultava identico a quello narrato da altre vittime nel corso degli ultimi anni a personale della Squadra Mobile di Ragusa: le ragazze venivano reclutate nel paese di origine, sottoposte al al rito magico esoterico del Ju Ju, con il quale si impegnavano a pagare una somma variabile dai 25 ai 35.000,00 euro ai soggetti che le avrebbero attese in Italia ed alle cui dipendenze avrebbero dovuto “lavorare”, per poi esser trasferite sul territorio italiano grazie ai servizi offerti dai trafficanti libici.
Lo sviluppo dell’attività investigativa permetteva di individuare due donne, “Aniza” “Jennifer, dimoranti in Italia che, grazie all’ausilio di connazionali e di smugglers in territorio libico, riuscivano a curare tutte le fasi della tratta dal reclutamento al trasferimento in Italia, quivi provvedendo anche all’immissione nel circuito della prostituzione su strada.
L’attività di indagine permetteva di fotografare l’inesauribile attività delle due indagate, continuamente occupate nella cura del viaggio di migranti e vittime: le vittime di tratta venivano continuamente minacciate di gravi danni alla persona o di morte, sfruttando l’assoggettamento psicologico scaturente dalla sottoposizione al rito magico del ju-ju, onde ottenere un asservimento totale ed intervenire sulle vittime recalcitranti; analoghe minacce venivano altresì esercitate in Nigeria ai danni dei familiari delle vittime affinchè fossero gli stessi familiari ad esercitare pressioni sulle congiunte persuadendole a prestare scrupolosa osservanza all’impegno assunto verso la madame consacrato dal rito ju-ju.
Con l’operazione “Libera” giungono a 15 i soggetti destinatari di provvedimenti restrittivi emessi da questa Direzione Distrettuale Antimafia a seguito di attività di indagine curate dalla Squadra Mobile di Ragusa nell’arco dell’anno in corso.
John Maris alias “Anita” e Usanan Jessica alias “Jennifer” sono state rintracciate rispettivamente in territorio di Roma e Bergamo: espletate le formalità di rito, le due fermate sono state associate presso le case circondariali di detti centri: per entrambe i Gip competenti hanno convalidato il fermo e applicato la misura cautelare della custodia in carcere.

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