Cgil Ragusa. Focus socio economico della provincia in otto anni Luci e ombre nello studio del Cerdfos e ISTAT presentato alla stampa

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E’ uno scenario di luci e ombre quello che emerge dal focus socio economico sulla provincia di Ragusa che il Cerdfos (centro studi Cgil Sicilia) e l’Istat hanno stilato e presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede della Cgil di Ragusa.

Uno studio che peraltro riguarda tutte le provincie siciliane e che sarà oggetto di una pubblicazione, sarà distribuita a dicembre 2017, che il Centro studi della Cgil Sicilia donerà ai settanta neo parlamentari regionali.
Presenti all’incontro con la stampa, Giuseppe Citarella, presidente del Cerdfos, Roberto Foderà, docente della Lumsa di Palermo e che ha rappresentato l’ISTAT, Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia e Peppe Scifo, segretario generale della Cgil di Ragusa.
Lo studio, che in premessa contiene un quadro del contesto siciliano, è una radiografia della situazione socio economica del territorio ibleo, periodo 2008/2016, a partire dall’aumento dell’età media laddove le mortalità negli ultimi tre anni hanno superato le nascite.
Diminuisce la popolazione da 0-14 anni dal 16 al 14,7 per cento e aumenta la fascia over 65 che passa dal 18,5 al 19,6per cento.
Ciò vuol dire che nel 2008 ogni 100 giovani 0-14 anni vi erano 116 over 65, nel 2016 salgono a poco più di 133. Nel 2060 in Sicilia si registrerà un indice di vecchiaia stimabile intorno al 300 over 65 per ogni 100 giovani 0-14 anni.
“L’aumento dell’anzianità della popolazione, dichiara Roberto Foderà, viene compensato dalla presenza degli stranieri che si sono insediati nel territorio. Una presenza che si è ben radicata e ben integrata con la popolazione locale, a tal punto da costituire società per così dire “miste”, riguardanti la distribuzione di alimenti, l’abbigliamento anche la musica e la gestione del tempo libero”.
Dal primo gennaio 2017 la presenza degli stranieri ha registrato una crescita del 65 per cento rispetto al 2012.
La provincia registra un rapporto popolazione e stranieri pari all’8,6 per cento (in Sicilia è del 3,7 per cento). L’età media degli stranieri è molto bassa: in provincia si assesta a 31,4 anni. Inferiore al dato siciliano (33,2 anni).
“In Sicilia c’è un problema occupazionale enorme- commenta Giuseppe Citarella- ma in provincia il dato è meno sconfortante nel senso che qui si continua a cercare il lavoro, non ci sono gli sfiduciati. Si registra infatti un aumento del tasso di attività. In agricoltura si perdono posti ma in compenso si registra un’impennata in quelli legati al turismo. C’è un calo preoccupante degli investimenti, circa il 50 per cento in meno, e dei consumi con un meno 12 per cento. La priorità in questa provincia, attese le condizioni date, è la creazione di infrastrutture che da sole potrebbero determinare un decisivo punto di svolta. Ma questo è un compito della politica alla quale giriamo il suggerimento”.
Per quanto concerne il mercato del lavoro in provincia di Ragusa si segnala un tasso attività (persone occupate e quelle in cerca di occupazione) intorno al 59 per cento, circa otto punti in più rispetto al dato regionale e sei punti in meno rispetto alla media nazionale. Nel periodo di crisi 2008/2016 il territorio ha perso 5.172 occupati in tutti i settori di attività. In particolare in agricoltura – 1.116- 2932 nell’industria. Crolla il comparto delle costruzioni con meno 2.795 occupati.
I servizi perdono complessivamente 1.124 addetti. Aumentano di 2719 gli addetti nel comparto commercio, alberghi e ristorazione. Si accusa una contrazione di 3.844 unità di occupati nelle altre attività.
“Questo studio, afferma Michele Pagliaro, intende fare una fotografia sulla situazione socio economica delle provincie siciliane. Ci sostituiamo alla politica nella consapevolezza di dover fare proposte su problemi irrisolti. I siciliani, e il voto lo ha dimostrato, vogliono discontinuità e speriamo che sia la volta buona. In Sicilia si sono persi 120mila posti di lavoro dalla crisi in poi. Oggi non c’è ancora un progetto politico che sappia dare risposte a questo stato di cose. Il Jobs act e il lavoro hanno svalorizzato le fatiche dei lavoratori. La nostra strategia è che rispetto al focus intendiamo costruire dal basso risposte che si connettono alle questioni emerse nei singoli territori. Bisogna puntare sulle risorse giovanili ed evitare che migrino in Europa. Se non si faranno i progetti legati al Patto per La Sicilia, lo diremo al neo presidente Musumeci, entro il 2018 perderemo risorse importati e che sono nostre. Proporremmo un patto del lavoro straordinario per i giovani, per le infrastrutture e per la sanità la cui qualità deve corrispondere a canoni di efficienza e modernità”.
Il focus evidenzia una grande avanzata nel comparto turistico. I posti letto rispetto al 2008 crescono di quasi sette mila posti letto. Le presenze turistiche crescono rispetto al 2008 di 395 pernottamenti. Nel 2016 l’ISTAT certifica una presenza di oltre 1.260.000 turisti con un incremento del 48 per cento rispetto all’anno precedente.
In ripresa l’export del manifatturiero che passa nel periodo considerato dal 160,8 milioni a 172,4 milioni da imputare ai prodotti alimentari, dei mezzi di trasporto.
Le dolenti note pervengono dal dato infrastrutturale che registra un gap sia con il dato medio italiano sia con quello regionale, tra il 2001 e il 2012 si registra un peggioramenti dell’indice infrastrutturale relativo a strade e autostrade e rete ferroviaria.
Per quanto attiene infine l’evasione fiscale relativa all’Irpef della provincia di Ragusa per l’anno di imposta 2015 si segnala che i contribuenti sono stati 200.139 per un reddito complessivo dichiarato di € 2.794.607.000 per un imposta versata pari a € 410.000.000. Nella provincia a fronte di 100 euro dichiarati i consumi sono stati pari a 137 euro. Si può stimare un’evasione intorno ai 152 milioni di euro. In Sicilia l’evasione potenziale si stima ad oltre 3 miliardi di euro.
Allegati al focus una serie di grafici per argomento che rendono leggibili numeri e percentuali.
“Il focus sottolinea ancora una volta, commenta Peppe Scifo, come la forbice tra nord e sud si è ancora una volta allargata. La provincia ne esce fuori con luci e ombre e su quest’ultime dovremmo produrre un impegno straordinario per la costruzione di modelli correttivi che risolvano punti di crisi.
In agricoltura si perde valore aggiunto. Sono deficitari l’organizzazione della vendita sui mercati, gli interventi strutturali nel settore e le certificazioni di qualità che potrebbero essere decisive per conquistare nuove e importanti fette di mercato”.
Il Focus è stato presentato questo pomeriggio al parlamentino provinciale della CGIL convocato per ascoltare e dibattere sul documento.

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