Il doppio volto della civiltà………….l’opinione di Rita Faletti

doppio volto

Da ammirato e invidiato modello di civiltà paragonabile solo al Giappone, la Svezia ha assunto gradualmente le connotazioni di qualunque altro paese europeo. Storia di neutralità alle spalle, sensibilità per i diritti e le libertà, welfare inappuntabile, sanità e istruzione per tutti, sarebbe un perfetto eden se non fosse per la tassazione altissima e tuttavia in crescita. Ma almeno lassù i contribuenti vedono come i loro soldi vengono spesi. Tutto questo merito della socialdemocrazia, si dirà. Fin qui nessuna obiezione. Peccato però, che l’altra faccia della perfezione e della civiltà che talvolta risultano più noiose dei loro contrari, non sia purtroppo la monotonia.

Le immagini di sorprendenti aurore boreali e di paesaggi avvolti nella irreale luce opalescente di gelide albe subpolari sono state sostituite da cupi scatti di repertorio che immortalano scene inquietanti di caos e morte. Stoccolma come Parigi come Bruxelles come Manchester come ….Gente che scappa, morti a terra, sangue. L’attentato jihadista dello scorso aprile nel centro di Stoccolma, ha gettato un’ombra lunga sul paese scandinavo, sottoponendo al vaglio della critica le politiche delle porte aperte a tutti dei governi socialisti. Perchè ne parlo ora, a distanza di mesi dalla tragedia? Perché si smetta di prestar fede alle fandonie messe in giro da chi finge di credere che l’immigrazione sia solo un bene, serva a pagare le pensioni ( a Tito Boeri preferisco il fratello Stefano, l’architetto ideatore del “bosco verticale” ) a combattere la denatalità immettendo nuova linfa vitale ( il Boldrini pensiero e gli auspicati 400mila nuovi arrivi all’anno mi fanno rabbrividire ) a supplire gli italiani in lavori che noi non siamo più disposti a fare. Bugiardi seriali! Molti laureati andrebbero anche a raccogliere pomodori, ma i tanti sfruttatori di esseri umani preferiscono i clandestini di colore perchè li possono trattare da bestie. Ma lasciamo stare l’Italia e le nostre disgrazie e dal sud trasferiamoci all’estremo nord e chiediamoci: quali sono le cause di tanta inaspettata violenza in un paese, la Svezia, che ha fatto dell’accoglienza, della tolleranza, dell’integrazione e del multiculturalismo il perno della sua politica in Europa? Partiamo da un dato sulla popolazione: su 10milioni di abitanti, un terzo proviene da paesi di religione musulmana. Solo nel 2015, 160mila profughi di origine irachena e siriana sono entrati nel paese, molti di più di quanti ne abbia accolti la signora Merkel in Germania. Quindi la Svezia meta preferita. Motivo? Diritti e servizi senza chiedere nulla in cambio, men che meno lealtà, gratitudine e rispetto delle leggi del paese ospite. Macchè. La situazione è anzi ribaltata: sono gli svedesi ospiti a casa loro, vittime della prepotanza, delle minacce e della violenza di quelli che io chiamo invasori. Nei sobborghi delle principali città, alcuni distretti definiti dalla polizia “particolarmente vulnerabili” per l’ordine pubblico, sono off limits per gli occidentali. Non puoi entrare se non sei uno di loro, se ci provi rischi grosso. Se sei un turista o un giornalista ti “invitano” a girare i tacchi con modi tutt’altro che amichevoli. A Rosengard la sera scatta il coprifuoco. I responsabili delle Poste Svedesi si sono rifiutati di effettuare consegne nelle “no-go zone” per evitare che i propri dipendenti rischino aggressioni. Non esagero se dico che alcune aree del Pakistan, comunemente considerate pericolose, per noi occidentali sono più sicure di alcuni Stati del nostro continente. Se ti aggiri per i mercati e scatti qualche foto, al massimo può capitarti che qualcuno si giri dall’altra parte o ti faccia intendere con lo sguardo che non gradisce la tua presenza. Ma niente di più. Altri addirittura ti sorridono e ti dicono: One photo, please! E tu gliela mostri dopo averla scattata. Nella aperta Svezia, le autorità e le istituzioni fingono di non sapere e non vedere. In realtà non sono più in grado di gestire una situazione aggravatasi anche per la conflittualità sociale prodotta da decenni di politiche di accoglienza fallimentari e relativismo culturale. La commedia dell’integrazione è sotto gli occhi di tutti, eccetto di chi non vuole o finge di non vedere. Quale integrazione se nella civilissima e tollerantissima Svezia i musulmani hanno scelto di chiudersi in enclavi impenetrabili dove l’unica legge che rispettano è la sharia? Dove il controllo su comportamento e abbigliamento è rigorosamente imposto da imam fanatici che odiano la nostra cultura, le nostre libertà, la nostra religione? Non si è razzisti o xenofobi se si dicono queste cose. Si è ipocriti, in mala fede, vigliacchi se si negano. E per concludere, se chi si aggira per l’Europa è imbottito di esplosivo, o imbraccia un fucile, o brandisce un coltelo halal, o scaraventa un mezzo, auto o camion che sia, contro persone indifese e lo fa al grido di “Allah Akbar” è forse buddista, induista, scintoista, ebreo, cristiano, ateo o invece è islamico? Il solito buonista dei miei stivali dirà: è un islamico un pò arrabbiato, si sente emarginato, ma la sua religione non c’entra con quello che fa. E’ una religione di pace. Parole di politici di sinistra in piena crisi di identità, di preti terzomondisti, di magistrati in cerca di un pò di gloria effimera. Italiani, conserviamo un pò della nostra inciviltà e forse ci salveremo. O soccomberemo per ultimi.

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