Responsabilità migranti………….. di Rita Faletti

Chi fa da se fa per tre. Proverbio noto ma dimenticato o schizzinosamente disatteso nel nostro Paese che preferisce lunghe e fumose dissertazioni di matrice social solidaristica. Eppure, quella frase nata dalla saggezza popolare, se solo fosse venuta in mente, ci avrebbe aiutato ad aggredire problemi vecchi e nuovi con qualche risultato, visto che, a tutt’oggi, siamo al punto di partenza e ancora in piena crisi economica ed occupazionale. E allora, qual è il senso del proverbio? Non cercare altrove la soluzione a problemi che tu stesso hai causato, arrangiati con i mezzi che hai a disposizione. Si potrebbe anche aggiungere: chi si dimostrerà disposto a darti una mano ti chiederà in cambio qualcosa e con gli interessi, spesso da usura. E’ la rappresentazione plastica dei rapporti tra Italia ed Europa, in apparenza civili ma di fatto deteriorati. I motivi sono tanti e tutti collegati tra loro; ultimo in ordine di tempo quello che riguarda l’immigrazione. C’è in atto un’invasione di persone in fuga da tutto, in minima parte da guerre, in massima parte dalla povertà,

e l’Italia si trova sola, in Europa, ad affrontare la drammatica questione dell’accoglienza. Le richieste di collaborazione da parte del governo Gentiloni e le minacce di Renzi di bloccare i fondi per l’Europa sono andate a rimbalzare contro un muro di gomma. Dopo muri e filo spinato eretti da alcuni Paesi, Il vertice di Tallinn si è concluso con uno schiaffone sonoro per noi: aprire nuovi porti agli sbarchi? Non se ne parla . Francia Spagna Belgio Olanda Lussemburgo e Germania hanno detto no. Facciamo un passo indietro. Nel 2014, era stato proprio Matteo Renzi a chiedere che gli sbarchi avvenissero sulle nostre coste. Puro atto di generosità o anticipazione di una richiesta di favori? Imprudenza e sottovalutazione del problema nel primo caso e un po’ di sbruffoneria, cinico opportunismo nel secondo. Indubbiamente scarso senso di responsabilità, impreparazione e vista corta da parte dei governi che si sono succeduti, fino all’attuale. E’ stupido e disonesto assumersi impegni onerosi fingendo che il problema della disoccupazione e dell’economia che non cresce siano dettagli insignificanti, sprezzante nei confronti degli italiani e fraudolento nei confronti dei migranti. Dove sono le strutture adeguate all’accoglienza? Esiste una organizzazione tale da impedire che i disgraziati bighellonino per le strade, affollino le stazioni, sporchino i parchi con i loro bisogni? E alcuni delinquano? lo spettacolo che il nostro Paese offre è da terzo mondo e non meravigliamoci se ci vengono chiuse le porte in faccia. Non è l’Europa responsabile, ma siamo noi inffidabili e inadeguati. Con Alfano ministro dell’Interno si era perfino evitato di identificare i nuovi arrivati infischiandosi allegramente delle norme europee e sperando così di liberarsi al più presto di chi non aveva scelto l’Italia come ultima destinazione. Si voleva barattare l’accoglienza con proroghe, sconti, concessioni? Ci sta andando male. Al contrario, prosperano tutti quei farabutti che hanno visto nell’immigrazione una fonte inesauribile di guadagno, cittadini privati e organizzazioni criminali. Complice lo Stato, che è complice anche degli scafisti? Prima o poi tutto passerà com’è venuto, pensavano alcuni nostri arguti politici, schifando Salvini che chiedeva, responsabilmente, di selezionare gli arrivi e di aiutarli a casa loro. Ora si stanno tutti accodando, ma lo negano spudoratamente. La ricerca delle responsabilità, però, non si ferma qui. Il Vaticano, invece di occuparsi delle sue faccende interne, ha perso un’occasione per tacere. Così Papa Francesco, icona della solidarietà, a noi non ha fatto mancare le sue raccomandazioni di accoglienza e ai disgraziati di tutto il mondo l’invito a venire. Capiamo bene che entrambe le cose sono in linea con la missione pastorale di un Pontefice, ma….un dubbio dovrebbe disturbare i pensieri papali senza che per questo si potesse insinuare che il Pontefice non sia all’altezza del suo alto compito. Gli interrogativi che avrebbero dovuto rendere Francesco più prudente sono i seguenti: potrà l’Italia, messa già così male, accoglierli tutti? E soprattutto, e qui entra in gioco la vera carità cristiana: potrà trattarli tutti da esseri umani? Quando Pio XI, durante le persecuzioni razziali tacque, lo fece non per vigliaccheria o paura, ma perchè temeva che le sue parole di dura condanna del nazifascismo potessero arrecare peggiori sofferenze e umiliazioni ai perseguitati. Non sempre un Papa, che non è un prete di campagna, può dire quello che pensa o che vorrebbe. Prudenza e temperanza sono virtù teologali. La mediaticità non si addice ad un uomo di chiesa.

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