Alluvioni a Modica: catastrofi naturali o umane. Dal convegno promosso da Dialogo, spunti di riflessione per una futura, corretta gestione del territorio

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E’ iniziato con la lettura del celebre brano di Giovanni Modica Scala sulla “Grande Alluvione”, letta dall’attore Carlo Cartier, il convegno dedicato alle tante alluvioni che hanno afflitto questa città in passato, la più disastrosa delle quali è appunto quella del 1902 che provocò ben 112 vittime.
L’iniziativa segue un’altra, analoga, tenuta presso la sala riunioni della Basilica Madonna delle Grazie il 19 febbraio scorso, sempre organizzata dall’associazione culturale Dialogo e seguita, tra l’altro, anche dal presidente del civico consesso, Roberto Garaffa che, resosi conto della validità dell’iniziativa, ha voluto riproporla in una sede istituzionale.

I lavori sono iniziati con una relazione tenuta dallo scrivente per la parte storica, con lo scopo di mettere in luce due fatti sostanziali: in primo luogo la serie abbastanza nutrita di cataclismi (dal greco kata, grande, e klysmós, lavacro) che ha percosso questa città e che si sono verificati, solo per citare gli ultimi tre secoli, ben sei volte, nel 1816, nel 1830, nel 1833 con ben sette vittime (nove secondo il Revelli) e 100.000 onze di danni (1 onza del 1833 varrebbe oggi 123 euro), nel 1902 con ben 112 vittime di cui solo 70 trovarono sepoltura (38 nel cimitero di Modica, 31 in quello di Scicli, una a Ragusa, mentre delle altre non si seppe più nulla e con danni calcolati in 4 milioni di lire dell’epoca (1 lira = 4,52 euro), altro evento calamitoso nel 1951 e, infine, quello occorso al quartiere Fontana lo scorso 23 gennaio; in secondo luogo il fatto che tutti questi tragici accadimenti siano nati nello stesso luogo e per lo stesso motivo.
Nell’intervento tecnico dell’ing. Giovanni Savarino si è posto l’accento sul torrente Pozzo dei Pruni, che ha un bacino pluviometrico esteso ben 15 chilometri quadrati in grado di accumulare, quindi, in caso di precipitazioni, ben 15 milioni di litri d’acqua per ogni millimetro di pioggia. La panoramica sulle zone alluvionali del modicano ha riguardato anche il grande affluente della parte occidentale della città, lo Janni Mauro, che unito a Pozzo dei Pruni dà vita al Motucano – invisibile perché la sua copertura costituisce la parte centrale e finale di Corso Umberto – e un altro torrente, molto irrequieto e pericoloso perché con dislivelli notevoli, il San Liberale sul cui alveo si è costruito in maniera selvaggia.
La relazione dell’ing. Savarino viene interrotta alle 19,30 dal presidente Garaffa per consentire i lavori del Consiglio Comunale rinviati dal giorno precedente. Il Consiglio decide di aggiornare la seduta alle ore 21 dello stesso giorno per permettere lo svolgimento dei lavori del convegno.
I lavori sono continuati con una relazione svolta dal dott. Giovanni Antoci, agronomo e fotoreporter, sulla dinamica dei fluidi e sugli effetti delle masse d’acqua in movimento sul territorio, con una serie di foto ad illustrare i concetti espressi.
Il dibattito che doveva seguire a queste relazioni non ha potuto svolgersi perché il Consiglio, già rinviato due volte, doveva riunirsi, anche se lo ha fatto solo per rinviare la seduta ad altra data e dopo che il convegno stesso era stato aggiornato a giovedì prossimo, 6 aprile, sempre alle 18,30.
L’iniziativa di Dialogo resta comunque tesa a dare delle indicazioni ai prossimi amministratori che si troveranno a gestire il territorio nel prossimo futuro, possibilmente con una visione d’insieme che vada oltre il domani e che si proietti sul futuro delle generazioni che seguiranno la nostra, senza polemiche, ma con la decisa volontà di portare a fondo questo discorso.
Si tratta, in ultima analisi, di una dote rara in una società “liquida” che insegue l’immediato: si chiama… lungimiranza.

Paolo Oddo

foto giovanni antoci

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