“PATATA BOLLENTE”di Rita Faletti

raggi

Indignazione e un inferno di accuse si è scatenato contro Feltri l’autore del famigerato articolo di Libero. Una reazione niente affatto sorprendente che c’era da aspettarsi da parte del popolo dei finti moralisti, sempre pronti a condannare tutto quello che non viene dal loro benemerito circolo di creature antropologicamente superiori.

Quel Feltri, che gran canaglia, che volgarità quel titolo. E giù improperi. La solita ipocrisia e l’immotivata presunzione di chi pensa di avere la patente in regola per selezionare i bersagli da colpire e le vittime da difendere secondo schemi scontati e privi di qualunque orizzonte critico. Patata bollente. Due parole comunementeassociate al verbo “passare”, passare la patata bollente, cioè passare ad altri il carico di un problema gravoso. Calza a pennello con la situazione romana che tutti conoscono. Prima o poi la carica di sindaco dovrà passare ad altri. Ma non voglio apparire ipocrita. Certamente la penna mordace e malandrina del grande Vittorio Feltri, che assieme a Giuliano Ferrara considero tra i pochi rappresentanti della stampa di valore che ci restano, voleva alludere all’organo sessuale femminile e alle pratiche erotiche di quella che Vittorio Sgarbi ha soprannominato la vispa Teresa, alias Virginia Raggi. E allora qualcuno mi può dire cosa c’è di male? Qualche benpensante si scandalizza per così poco in un paese in cui si mette in piazza il peggio del peggio davanti a milioni di telespettatori, in cui il cattivo gusto e la volgarità sono di casa, in un Paese in cui i valori sono ribaltati? Si è fatta della normale satira sulla vita privatissima di un sindaco. Avreste preferito che fosse stata fatta sulla sua intelligenza? Neonata Raggi: vagito o raglio? Personalmente me ne infischio se la Raggi ha tanti o pochi orgasmi e chi glieli procura, ma il doppio senso del titolo è indubbiamente stuzzicante e assolve in pieno alla sua funzione, che è quella di far vendere copie anche a lettori non abituali della testata che Feltri dirige. Lettori maliziosi,curiosi di intrufolarsi nelle faccende altrui. Bravo Feltri che conosce bene gusti e debolezze dei più, gioca con i tetti e le gatte sui tetti,canzona i soliti sciccosi come Scanzi e Gruber e la loro puzzetta al naso. Immagino che Feltri si diverta un mondo al pensiero di fornire ai citati esempi di educazione formale le armi per attaccarlo, le consuete boldrinate sulle donne, il sessismo, il rispetto e così via. Non ho sentito nessuno, invece, condannare Roberto Giachetti per aver detto durante l’assemblea nazionale del partito: “Speranza hai la faccia come il culo.”  Non l’ho trovata riprovevole, ma rappresentativa di una verità che condivido. Epperò, Feltri si e Giachetti no? I doppi sensi si e gli insulti aperti no? La Raggi va difesa perché donna e Speranza no perché uomo? Il rispetto non conosce genere. Invece di sbraitare, vadano piuttosto a leggersi, oltre che il titolo, tutto l’articolo di Feltri, esempio diverve letteraria, brillantezza intellettuale e vero anticonformismo. E ha ragione il direttore di Libero a non chiedere scusa alla Raggi, ma sia la Raggi a chiedere scusa ai romaniper tutto quello che non ha fatto. Ma le capre rimangono capre.

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