Modica, “Annata Ricca” un quadretto di vecchie e buone abitudini intriso di sana comicità

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Un ritorno alle origini, uno scoprire l’identità della nostra terra che intreccia il lavoro nei campi, in questo caso della vendemmia, con quella saggezza, spesso molto comica e spassosa, che riempiva di passione e di scherno le giornate dei vignaioli. Un ricco e gustoso flash back intriso di buone e sane abitudini rese pepate da quel gioco, dove il sesso, vissuto con gli ardori e le storie tipiche della sicilianità, è il motore dell’azione scenica.

“Annata Ricca” e massaru cuntentu di Nino Martoglio s’inquadra in questo contesto e la rappresentazione teatrale di ieri sera, con un Teatro Garibaldi al completo, dove ha visto spiccare un intramontabile Tuccio Musumeci nei panni di Massaru Michelangelu, e un maturo Miko Magistro che interpreta Massaru Filippo.Su questi due assi, dalla resa comica straordinaria, è ruotata la giostra di un umorismo leggero, incessante ma fortemente efficace, come solo i due protagonisti, per formazione e talento, sanno produrre.
Non da meno il resto della compagnia, peraltro guidata con mano ferma dalla regia di Giuseppe Romani, ovvero una navigata  Margherita Mignemi, Lorenza Denaro, Evelyn Famà, Lucia Fossi, Roberto Fuzio, Enrico Manna, Claudio Musumeci, Luigi Nicotra, Alessandro Pizzimento, Marina Puglisi, Giampaolo Romania, Laura Sfilio, Giovanni Strano, Giorgia Torrisi.
Ricca di arguzia contadina, questa commedia di Martoglio, illustra, in un intricato giocoso racconto, quello che accade in una masseria catanese la notte di San Michele, il 29 settembre.
Tuccio Musumeci condurrà lo spettatore in una natura rappresentata dalla campagna siciliana durante la raccolta dell’uva e la pigiatura, dove giovani e meno giovani rimangono coinvolti dai loro furtivi desideri e dove le vicende si intrecciano e si aggrovigliano, ma allo stesso tempo si sbrogliano, mostrando l’uomo e le sue precarietà. Storie di corna, di sesso, di calura, di ammiccamenti, di pesanti sberleffi impietosi e di voglie spasmodiche. Ma anche immagini di sogno e di incubo che compongono l’innocente follia di una notte di fine estate.

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