VUOI DONARE ALLO STATO? PAGA!!

sequestro medicine

Quando l’Istat ha pubblicato i dati sull’indice di mortalità del 2015 in Italia, con un aumento dei decessi di 54.000 unità e, quindi, con una diminuzione della speranza di vita alla nascita che è scesa da 80,3 anni a 80,1, per la prima volta dal dopoguerra, molti si sono chiesti a cosa sia stata dovuta questa improvvisa moria.

Una delle risposte possibili sta nella condizione di crisi economica che non consentirebbe un regolare accesso alle cure ad una popolazione sempre più anziana. Insomma, molti smettono di curarsi perché non possono permettersi nemmeno di pagare le medicine, quindi a causa di “povertà sanitaria”.
Per questo motivo è nato il Banco Farmaceutico, Fondazione Onlus, che ha lo scopo di recuperare dai privati i farmaci non scaduti e non più utilizzati che finirebbero in discarica. I privati cittadini possono consegnare alle farmacie convenzionate questi farmaci che vengono posti in appositi contenitori dopo essere stati controllati nella loro integrità e data di scadenza.
Purtroppo, e come al solito, verrebbe da aggiungere, questa iniziativa è partita nel comune di Roma in 43 farmacie gestite da Farmacap, a Milano e hinterland in 58 farmacie, a Varese e provincia in 4 farmacie e a Torino e provincia in 108 farmacie. Nulla del genere dalle nostre parti, che si sappia.
E’ capitato, però, che un signore modicano, il settantasettenne G. A. a cui il medico ha cambiato il piano terapeutico agli inizi di quest’anno, si sia chiesto cosa farne di una scorta di farmaci validissimi del valore di quasi 200 euro che sarebbero potuti tornare utili a chi n’avesse avuto bisogno.
La prima tappa è nella sua farmacia di fiducia dove gli fanno presente che non potevano accettare confezioni prive di fustelle per motivi contabili e legali.
La seconda tappa è alla farmacia dell’Ospedale “Maggiore”, dove la responsabile prende in consegna i farmaci. L’Azienda sanitaria, dopo qualche giorno, ringrazia l’utente per la sensibilità dimostrata con una lettera a firma del responsabile dell’U.R.P., comunicandogli che i farmaci sarebbero stati utilizzati nell’ambito del presidio ospedaliero, ma non donati al di fuori di tale istituto perché, al solito, privi di fustelle.
Tutto bene quel che finisce bene, si direbbe, ma siamo nel profondo Sud, in una zona nella quale l’Impero Bizantino diede il meglio (o il peggio, dati i punti di vista) di sé: agli inizi d’agosto di quest’anno anche alla moglie del signor G. A. viene cambiato il piano terapeutico. Altra scorta di farmaci da oltre 150 euro da buttare nella spazzatura? Nemmeno per sogno, s’è detto il nostro concittadino, ben certo di conoscere ormai l’iter.
Saltando il passaggio della farmacia di fiducia si reca direttamente in quella ospedaliera, ma stavolta viene opposto un netto rifiuto: perché? Le regole, in qualche modo, per qualche bizantinismo burocratico sono cambiate. La farmacia di riferimento, gli viene detto, è quella provinciale a Ragusa, quindi, è in quella struttura che vanno donati i farmaci, ovviamente dopo averglieli portati con i propri mezzi.
Ma poiché il signor G. A. è un tipo tosto, ha cominciato a denunciare il fatto al Ministero della Salute, all’Azienda Sanitaria Provinciale, al Prefetto ed anche alla Tenenza della Guardia di Finanza di Modica senza ottenere, a tutt’oggi, una risposta che sia una.
Questa piccola storia dà spunto a qualche amara considerazione, la prima delle quali è che in Italia il donare “costa”, e tutto ciò a fronte di uno Stato che s’è già ritirato per scarsità di mezzi, abbandonando sempre più, una dietro l’altra, molte casematte dello stato sociale. Se un cittadino vuole donare qualcosa o se stesso volontariamente deve anch’esso fare domanda e attendere risposta, perché la burocrazia ha i propri riti imperscrutabili.
E, alla fine, si potrebbe aspirare ad un briciolo di civiltà se un direttore generale avesse un “motu proprio”, un sussulto d’iniziativa personale che non attendesse la solita velina regional-assessoriale e invitasse le farmacie del territorio ad accettare farmaci validi, meglio ancora sarebbe ipotizzare – follia pura! – di istituire un servizio volante che raccogliesse in casa dei volenterosi cittadini le donazioni dopo una semplice telefonata. Basterebbe un autista e uno solo degli oltre duecento mezzi del parco aziendale.
Ma in assenza di buona volontà, nessun mezzo è sufficiente.

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