IL DIRITTO CAMERALE NON POTEVA ESSERE AUMENTATO DEL 20% DALLA CAMCOM DI RAGUSA. 4 REALTA’ ASSOCIATIVE DELL’AREA IBLEA TROVANO CONFORTO NELLE NORME ESISTENTI

Camera di commercio

“Con esemplare stile comunicativo, apprendiamo soltanto attraverso gli organi di stampa la decisione presa dal presidente della Camera di Commercio e dalla sua Giunta riguardo la nostra richiesta di revocare l’aumento del 20% del diritto camerale 2015. Infatti, siamo venuti a conoscenza che, dopo aver esaminato il contenuto del nostro documento, è stata evidenziata la assoluta legittimità,

opportunità ed inevitabilità del provvedimento adottato”. Fanno sentire ancora la loro voce il parco commerciale “Isole Iblee”, il centro commerciale naturale “Antica Ibla”, l’associazione provinciale Federfarma e il forum dei centri commerciali naturali dopo che, nei giorni scorsi, era stata posta la questione di annullare l’aumento del diritto camerale, a maggior ragione in una situazione di così grave difficoltà per le imprese del territorio.
“E’ opportuno ricordare al presidente ed alla sua Giunta – scrivono le quattro associazioni in un documento – che tale provvedimento è stato adottato dal Consiglio camerale, quale organo sovrano dell’Ente, l’unico ad avere potestà di deliberare l’aumento del diritto camerale, così come dispone l’articolo 18 comma 10 della legge 29 dicembre 1993 n. 580. Sicché, soltanto il Consiglio camerale (e non altri) vanta la prerogativa di valutare, modificare o confermare atti e delibere che gli sono propri.
Pertanto, le valutazioni adottate in riscontro alla nostra missiva dal presidente Giannone e dalla Giunta sono in fatto ed in diritto nulle”.
Sono anche chiariti altri aspetti. “L’esazione del diritto camerale – viene ancora spiegato – è disciplinata dalla legge n. 580 del 29 dicembre 1993 modificata dal D.L. n. 23 del 15 febbraio 2010. In particolare, l’art. 18, commi 3, 4 e 5 della citata legge, stabilisce che “la misura del diritto camerale dovuta” è definita esclusivamente dal ministero dello Sviluppo economico. Questo al fine di armonizzare in tutta Italia l’esazione del tributo, da Trieste a Trapani, evitando così che l’autonomia di ogni singola Camera di commercio determini l’applicazione di differenti importi camerali alle imprese dei propri territori. Solo in casi particolari, la legislazione dà facoltà ai singoli enti camerali, in forza dell’art. 18 comma 10 modificato dal D.L. n. 23 del 15 febbraio 2010, di aumentare “fino a un massimo del venti per cento” il diritto camerale e, per evitare abusi, il legislatore ne indica, in maniera rigorosa, quando si può ricorrere a questo strumento normativo e come devono essere utilizzate tali risorse extra. Viene spiegato che “per il cofinanziamento di specifici progetti aventi per scopo l’aumento della produzione e il miglioramento delle condizioni economiche della circoscrizione territoriale di competenza, le Camere di commercio, sentite le associazioni di categoria, maggiormente rappresentative a livello provinciale, possono aumentare la misura del diritto annuale fino a un massimo del venti per cento”. Pertanto, solo sulla base di specifici progetti ed il loro relativo cofinanziamento, deve essere acquisito prima il parere delle associazioni di categoria, successivamente il Consiglio camerale può adottarli e determinare la percentuale di aumento fino al 20% in base al fabbisogno finanziario che il cofinanziamento stesso richiede”.
“La Camera di Commercio di Ragusa – prosegue il documento – volendo quindi adottare la facoltà consentita da tale norma, ha convocato il 17 novembre 2014 le associazioni di categoria per recepire il loro parere in proposito: ma quali sono stati gli “specifici progetti” sui quali è stato verbalizzato, c’è stata condivisione? Quanti sono stati questi progetti e quali gli investimenti necessari? E riguardo il “cofinanziamento” che impone la norma, chi sono i terzi soggetti coinvolti che insieme con l’ente devono portare a compimento tali progetti? Neanche la convocazione del Consiglio camerale avvenuta il 19 novembre 2014 con la delibera n. 15/6 risolve i sopracitati interrogativi: delibera l’aumento in forza di tale norma, ma riguardo i vincoli che la legge impone non si fa alcuna menzione. Anzi, nella prolusione che anticipa la delibera, se ne fondano le motivazioni su argomenti non compatibili con la norma stessa. Nella delibera non si esplicitano neppure i criteri mediante i quali il Consiglio camerale ha deliberato il massimo che la norma consente”.
La facoltà dell’ente di applicare tale norma non può essere certamente soddisfatta da una mera elencazione, nella delibera, di tante idee progettuali, di iniziative promozionali, tutte non espressamente definite. Tanto meno, il Consiglio camerale, su questi atti deliberativi, può spogliarsi del potere che gli è proprio, deputando alla Giunta una potestà che non gli è propria.
“Il 18 febbraio 2015 con la delibera n. 15 – continua ancora il documento – la Giunta approva il “Programma promozionale 2015” articolato su 33 punti per complessivi 850.000 euro dei quali 200.000 euro a valere sul fondo di perequazione, ma del “cofinanziamento” di “specifici progetti”, anche qui, non c’è traccia, malgrado la delibera del Consiglio camerale n. 15/6 del 19 novembre 2014 così dichiarava: “Individuare in modo coerente e trasparente la destinazione specifica delle risorse aggiuntive discendenti dal richiamato deliberato aumento”. Va altresì chiarito che le risorse prelevate dalle imprese in forza di tale norma non possono essere utilizzate per fare altro, né tale finanziamento può essere “inglobato” nei bilanci all’esazione “ordinaria” del diritto camerale perché in contrasto con i “finanziamenti ordinari” così come enucleato dall’ art. 18 comma 1 nonché commi 3,4 e 5 modificato dal D.L. 15 febbraio 2010 N. 23. Infine la conferma che tali risorse servono per fare altro arriva dalla dichiarazione del presidente Giannone e della Giunta camerale nel comunicato stampa del 10 giugno scorso quando si asserisce che tale misura “..si è resa inevitabile per la decisione del governo di tagliare il 35% del diritto camerale…..per il pagamento pensionistico …..per tenere in equilibrio il bilancio …..si fa ricorso all’aumento consentito dalla normativa vigente”. E’ ben chiaro che l’aumento permesso dalla normativa vigente e cioè l’art. 18 comma 10 dice ben altro. Sottolineiamo ancora che l’uso di questo strumento legislativo è alquanto eccezionale; ne trova fondamento il fatto che per il 2015 ben 83 Camere di commercio su 105 non si sono avvalse di tale facoltà, malgrado le forti necessità finanziarie ed i bilanci disastrosi della maggior parte. Anche per gli anni pregressi, si evidenzia l’inusuale utilizzo visto che quasi il 90% delle Camere di commercio in Italia ha ritenuto in questi anni di grave crisi di non appesantire ulteriormente le imprese; e in quei pochi enti che l’anno adottato, si evidenzia la corretta applicazione della norma loro consentita: vedi, giusto per citare un esempio, la Camera di commercio di Trieste per il cofinanziamento di due progetti dal 2007 al 2013. Il presidente e la Giunta affermano ancora che “tutte le Camere di Commercio siciliane” si sono avvalse di tale facoltà. Ci spiace smentire anche tale dichiarazione, soprattutto alla luce della delibera n. 12/3 del 19 novembre 2014 mediante la quale due componenti, proprio della Giunta, sono presenti nel Consiglio Unioncamere Sicilia, quindi a conoscenza di quanto accade nelle altre Camere di commercio siciliane. Infatti la Camera di commercio di Enna, malgrado un bilancio anch’esso disastroso, ha deciso di dissociarsi da tale “cartello”; i componenti di Unioncamere Sicilia dovrebbero ben saperne i motivi. Inoltre, riteniamo che già dal 2008, questo ente si è avvalso di quanto disposto dall’ultimo comma dell’art. 18 modificato dal D.L. n. 23 del 15 febbraio 2010 ma non ne ha rispettato i dettami che la norma prescrive. Ecco perché invitiamo i vertici della Camcom ad annullare in autotutela la delibera n. 15/6 del 19 novembre 2014 relativa al diritto camerale riservandoci, in caso contrario, di porre in essere tutto ciò che la legge ci consente per non subire un aumento che percepiamo come del tutto ingiusto e gravatorio”.
Le quattro associazioni, poi, fanno un’ultima precisazione riguardo l’affermazione fatta dai vertici della Camcom di Ragusa quando si sostiene che “la Camera di commercio da tempo ha attivato una politica di serio rigore nella gestione delle proprie spese”. “Anche su questo – aggiungono le quattro associazioni – manifestiamo dubbi, citando solo qualche esempio: la delibera n. 20/5 del 29/30 dicembre 2014 con cui si adotta l’istituzione di due ulteriori commissioni consiliari, le quali, anche se ben motivate nelle premesse della delibera, si aggiungono a quelle già esistenti; il contributo elargito mediante “determina d’urgenza” n. 12/2015 per la “Missione imprenditoriale negli Emirati arabi”; le acquisizioni per l’importo di 7.488 euro di opere d’arte. Concludiamo con il vivo auspicio che anziché arroccarsi, con ostinazione, su posizioni prese, nella prossima ed imminente riunione del Consiglio camerale già convocato, si rifletta con serenità ed equilibrio al fine di rivalutare decisioni già adottate”.

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