In un anno 2.535 incidenti sul lavoro(6 mortali). L’area iblea ai raggi x in un convegno a Ragusa

Le autorità all'iniziativa Anmil

In un anno 2.535 incidenti sul lavoro. Di cui sei con esito mortale. Un bilancio in chiaroscuro per l’area iblea nel 2013 secondo i dati Inail, gli ultimi disponibili in via ufficiale, che sono stati resi noti ieri sera, durante il convegno promosso dall’Anmil Ragusa per l’8 marzo dal titolo “La sicurezza al femminile nei luoghi di lavoro. Il colore della vita è dentro di noi”, e che piazzano l’area iblea al quarto posto, a livello provinciale, in Sicilia, dopo le aree metropolitane di Catania, Palermo e Messina. “Una statistica che speriamo risulti migliorata nel 2014 – dice la presidente sezionale dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, Maria Agnello – ma che ci costringe a stare sempre con gli occhi aperti, soprattutto per quanto riguarda gli episodi negativi che si verificano nel mondo occupazionale in rosa”. All’appuntamento di ieri sera, tra le altre autorità, c’erano il presidente del Consiglio comunale di Ragusa, Giovanni Iacono, il direttore del Centro per l’impiego di Ragusa (l’ex Ufficio provinciale del lavoro) Gianni Vindigni, il direttore provinciale dell’Inps, Saverio Giunta, il funzionario socio-educativo della sede Inail di Ragusa, Francesca Mangiapane, il maestro Franco Cilia, da sempre vicino all’Anmil, per cui ha realizzato opere artistiche di pregio, a cominciare dal monumento sacrario ai caduti di viale del Fante, proprio di fronte al palazzo della Provincia. E proprio con riferimento al suddetto monumento, Cilia ha manifestato tutto il proprio rammarico in quanto, in occasione dell’ultima festa patronale, lo stesso è stato sommerso dalle bancarelle. E’ stata richiesta maggiore attenzione, in proposito, all’Amministrazione comunale di Ragusa. Il presidente regionale dell’Anmil, Nino Capozzo, ha sostenuto che “l’impegno profuso dall’associazione è quello di offrire solidarietà e sostegno attivandosi con azioni concrete per fare riconoscere maggiore valore al lavoro di donne e uomini garantendo loro la salvaguardia della salute e la meritata tutela a coloro che subiscono un infortunio sul lavoro o che si ritrovano affetti da malattie professionali oltre che a quelle famiglie che perdono un congiunto a causa di un lavoro insicuro”. La presidente Agnello, anche nella qualità di componente del gruppo donne nazionali per le politiche femminili, ha voluto rimarcare che, oltre al disegno di legge presentato dalla senatrice Silvana Amati che “ha accolto e fatto sue le nostre istanze per elaborare al massimo livello istituzionale la tutela delle vedove e degli orfani dei caduti sul lavoro, è stato proposto, con l’approvazione del presidente nazionale Franco Bettoni, proprio in occasione dell’otto marzo, il tema del “Prendersi cura di chi cura” e nello specifico quello riguardante il settore sanitario dove la presenza femminile raggiunge il 70% del personale medico e paramedico. Gli operatori del settore corrono rischi da non sottovalutare – ha aggiunto – come infezioni e contaminazione, tumori da esposizione a radiazioni, lesioni da sforzo, cadute da scivolamento e aggressione da parte di pazienti psicolabili o familiari. E’ l’infermiera l’operatrice più colpita, infatti ogni anno si registrano 10.000 infortuni pari al 32% del totale e a seguire le operatrici socio-sanitarie, le ausiliarie ospedaliere e le portantine. La sicurezza e la prevenzione nei luoghi di lavoro è importante, così come importanti sono i controlli da effettuare affinché siano rispettate le leggi e le norme vigenti, tenendo conto della differenza di genere biologica e fisica tra uomo e donna”.

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