IN PUNTA DI LIBRO…di Domenico Pisana. La crisi dell’uomo contemporaneo nel romanzo “In viaggio con gli dei” di Lucia Trombadore

domenico pisana

Lucia Trombadore è una figura con un retaggio culturale immerso in una esperienza di comunicazione letteraria e poetica già maturata con grande dignità ed approdata nella sua prima opera di poesia “Doppiando il capo”.
Dalla poesia ha fatto il salto alla narrativa. E lo ha fatto con rilevante abilità e preziosità linguistica, ricorrendo all’ intramontabile mitologia. “In viaggio con gli dei”, Lombardi Editore, è un romanzo che si colloca nell’alveo di una sperimentazione letteraria dove c’è un “quid” da cogliere, c’è – direbbe Vittorini – una “realtà maggiore”,

cioè un insieme di problematiche esistenziali a dimensione universale e perenne, c’è una verità metafisica che scaturisce dall’intreccio delle cose raccontate.
L’intenzione dell’autrice non è semplicemente quella di narrare una storia con al centro un protagonista , a latere personaggi che si intersecano e poi un finale, ma quella di offrire una “metafora ” dell’esistenza umana, dove il cammino dell’uomo , in compagnia di tre divinità, Ermes, Atena e Persefone, si riveste di un valore simbolico fondamentale e suscita interrogativi profondi sul significato filosofico, antropologico , etico del nostro “essere nel tempo”.
Se la Trombadore, per scrivere il suo romanzo, attinge al mondo delle antiche divinità greche, è perché nella sua strategia intellettuale c’è il bisogno di stabilire con il lettore circuiti comunicativi soprattutto a livello “noumenico”: in altre parole, l’autrice mira a provocare l’intelletto come “luogo ermeneutico” dove l’emozione non è emotivismo ma il risultato di una riflessione cognitiva ben ponderata.
La struttura contenutistica del libro è abbastanza lineare e poggia sul ricorso, come già dicevo, a tre divinità: Ermes, Athena e Persefone. Il tessuto narrativo si sviluppa in “microsequenze” che nel loro succedersi dipanano la trama del racconto. Troviamo sequenze descrittive e dal piglio filosofico, costituite dalla rappresentazione di luoghi, di situazioni, da scontri dialettici tra il limitato e l’illimitato, il tutto e il niente, il vuoto e il pieno, il corpo e l’anima, l’esteriorità e l’interiorità; sequenze dialogiche dove il protagonista Xp e l’avvenente Metis discutono di verità e apparenza, di senso e non senso, di esperienza e di irrepetibilità della stessa; e infine sequenze di natura intrapsichica, dove risalta il rapporto tra psiche e coscienza, conscio e inconscio nel quadro di una descrizione della crisi dell’uomo contemporaneo.
libro trombadoreQuello di Lucia Trombadore è un romanzo che rilegge in chiave metaforica la nostra contemporaneità complessa, contorta e spesso caratterizzata da una forma di “a-relazionalità”, a-temporalità , individualismo, esteriorità ed apparenza. E per questa sua connotazione non è di lettura immediata, non tanto perché non si comprenda il filo conduttore del racconto che ha come protagonista Xp , manager, uomo di affari, preciso, calcolato, organizzato, che dimostra di “essere” “sapendo di “non essere”, ma perché necessita di strumenti cognitivi sia sul piano dell’approccio linguistico sia su quello della stesura concettuale del romanzo, che è spesso giuocata su “aspetti intrapsichici” e su “questioni esistenziali” legati alla psicologia della relazione.
Credo, tuttavia, sia importante, ai fini della comprensione di questo romanzo, entrare nel suo livello metanarrativo. In fondo, la Trombadore quale messaggio intende dare ai suoi lettori? Cosa vuole comunicare? Questi interrogativi sono sollecitati dalla stessa struttura del racconto, il quale non ha “un finale narrativo” nel senso di una conclusione completa, in cui chi narra racconta gli avvenimenti finali della storia, quanto piuttosto un “finale aperto”, nel senso che l’autrice offre al lettore la possibilità di immaginare un proseguimento del viaggio intrapreso.
Nel romanzo l’autrice riprende e ricrea antichi miti, li riveste di contenuto, di modi propri di espressione, di allegorie, di simboli e di metafore, superando la concezione del mito come genere letterario antistorico e frutto esclusivo della fantasia, e costruendo, invece, un romanzo nel quale si serve del mito inteso come “facoltà d’intuizione – direbbe Henninger – che ha le sue radici negli strati più profondi dell’anima, una facoltà di afferrare intuitivamente le realtà invisibili, anzi trascendenti”.
E in questa luce, allora, possiamo anche affermare che in Ermes, Atena e Persefone troviamo il “prototipo” di ciò che storicamente si può registrare nell’esistenza umana, troviamo – affermerebbe Tillich – il mito come “realtà”, come “verità dell’interpretazione metafisica”, come parabola del ritorno alla verità della coscienza.
Guardando in prospettiva di meta-narrazione, Trombadore con il suo “In viaggio con gli dei” apre tre orizzonti di riflessione di forte intensità semantica. Anzitutto il rapporto “tra sostanza ed apparenza”.
Hermes, dio dei viaggiatori, protettore dei commerci, secondo alcuni mitologi, veniva considerato come la personificazione del vento; e certo del vento aveva molti attributi: la velocità, la leggerezza, l’incostanza dei propositi, le monellerie e l’umore scherzoso…Hermes veniva altresì rappresentato come un giovane vigoroso e snello, dalla fisionomia intelligente e benevola. Ebbene, Xp, protagonista del romanzo, è uomo agile, manager che corre con l’agenda piena di appuntamenti, con progetti di lavoro nella valigetta, con il palmares sempre a squillare, e rappresenta, proprio come Hermes, l’uomo della velocità, dell’apparenza, l’uomo del fare, l’uomo che sembra essere padrone del tempo, l’uomo tutto affari, l’uomo della new economy. E l’autrice lo colloca in uno spazio fisico appropriato, l’aeroporto, dove l’altro è solo presenza fisica, è un numero, è un involucro corporeo che ti sta davanti e che ostacola la tua fretta: “ Al check-in poi sembrava di essere in fila per l’inaugurazione della stagione teatrale”.
Xp è descritto nel romanzo come un “uomo in corsa”, un personaggio che vive una scissione dell’essere rispetto al suo corpo: “Doveva arrivare assolutamente in orario. Non poteva rischiare di perdere il volo. ..Il palmare però continuava a fremergli fra le mani…Telefonare ai ragazzi?…Telefonare a Ekaty..Telefonare a Mercor?…Cominciò a giocherellare con il cellulare fra le mani….” E poi l’Oroscopo….”
Xp è insomma un corpo collocato in uno spazio fisico, legge per lavoro, per necessità e tutto ciò che gli sta attorno è considerata “Gente inodore, silente, che diluiva spazio colore e tempo diluendosi a sua volta in ciascuno di essi”. Solo una volta Xp alza il capo e guarda intorno a sé, poi cede alla stanchezza, si addormenta fino quando una voce gli rimbomba tra le orecchie: “Sbaglio o ti sei addormentato? A che ora hai il volo? ..Paul, sei tu, che ora è?.. Quindi si alzò e scusandosi in tutta fretta con l’amico corse via..”
Ecco allora una prima verità che ci viene dal romanzo attraverso il ricorso ad Ermes: viviamo come in un aeroporto, sempre in fretta, alla ricerca di obiettivi, siamo presi dai nostri “affari” non necessariamente di natura commerciale ma finalizzati spesso al gusto dell’apparire, dell’arrivare; abbiamo i nostri progetti e nel nostro cammino spesso finiamo per essere solo corpi che vedono solo corpi davanti a sé, involucri privi di una dimensione relazionale.
Il viaggio con Ermes che la Trombadore costruisce nel suo romanzo sembra allora essere, – direbbe Picard in “Du code au désir. Le corps dans la relation sociale” – una reazione contro una società fondata sul principio del rendimento, che tende a trasformare il corpo in macchina, contro una società schizoide che favorisce in ciascuno la frattura tra carne e intelletto, tra interiore ed esteriore, tra intimo e sociale”, tra sostanza e apparenza. La nostra è una società che si fonda su una sorta di “cultura del corporeismo”: anche il corpo obbedisce al principio del rendimento, proiettando così il rapporto dell’uomo al suo corpo in una dimensione strumentale e dimenticando quindi, come affermava Marcel, che “l’uomo non ha un corpo; è il suo corpo”.
C’è poi un secondo orizzonte che emerge dal romanzo e che si identifica con la questione della unitotalità.
L’autrice , in questo caso, ricorre ad Atena, che nella mitologia greca rappresentava la protettrice di ogni arte utile alla comunità cittadina in cui l’intelligenza si contrapponesse vittoriosamente alla forza bruta, nonché la dea-guerriera la cui figura si contrapponeva, per l’astuzia e per l’intelligenza, a quella del dio guerriero Ares, tutto brutalità e violenza. I Greci inoltre la pensarono come figlia di Metis (la Mente). L’applicazione nel romanzo è, anche in questo caso, puntuale.
Il protagonista Xp – si racconta nel romanzo – arriva davanti al Gran Consiglio della WWCom, una società di tutto rispetto, composto da sette uomini e tre donne, e presenta il suo progetto MIND con accuratezza e convincimento: “Sentiva di avere in pugno tutti. Tranne Metis…Sapeva che l’unico interlocutore veramente da persuadere era lei.”
Il Gran Consiglio passa ai voti, e il progetto viene approvato con 9 voti e la scheda bianca di Metis. Questo fatto lo inquieta. Vuole capire il perché della scheda bianca di Metis, dove aveva sbagliato e si convince che “la defaillance doveva riguardare una variabile di matrice relazionale”. Concluso l’incontro, Xp rimane solo con se stesso, si immerge nel caos cittadino, mangia qualcosa e prima di ripartire incontra Metis, con la quale intraprende una conversazione fatta da due domande: “Chi sei? – gli chiese ad un certo punto a brucia pelo e senza attendere oltre. ..Chi sei? – replicò lei con rinnovata forza e convinzione, dando prova di non aver minimamente perso di vista l’obiettivo e tanto meno di aver rinunciato ad esso…E tu? Chi sei, tu?- ribatté lui con fastidio e raccapriccio.”
Attraverso questo dialogo il romanzo tocca il tasto della unitotalità. Quando si entra in rapporto con gli altri, la relazione non passa solo attraverso l’apparire corporeo, ma da tutto l’essere della persona. Il corpo non è un involucro ma abitazione del logos; e anche il corpo è luogo di comunicazione Al protagonista del romanzo, la figura di Metis, che richiama Atena, fa comprendere che non è con la forza dell’apparire che si convincono gli altri ma con gli argomenti della ragione, con la forza dell’essere in cui spirito e corpo formano un’unica realtà. E allora ecco un’altra verità su cui il romanzo vuol farci riflettere: la nostra contemporaneità ha bisogno di recuperare l’essere dell’uomo come specifica “unitotalità”: mente, cuore, corpo. L’uomo può apparire convincente quando supera la tensione tra le dimensioni del suo esistere; egli infatti – come sostiene Guido Gatti – “è sempre insuperabilmente unità di spirito e di corpo, in ognuna delle sue decisioni e delle attività con cui realizza se stesso, agisce nel mondo e comunica con gli altri. Lungi dal rappresentare una minaccia per la sua spiritualità, il corpo è pienamente partecipe della dignità della persona”.
E veniamo al terzo orizzonte del romanzo: il ritorno alla verità coscienziale come inizio di ricerca identitaria.
Qui l’applicazione scritturale del romanzo ricorre a Persefone, che, secondo il mito, avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra. Il protagonista Xp vive una situazione che oscilla tra “suolo e sottosuolo”, “sopra e sotto”, “luce e buio”, binomi che costituiscono la cifra simbolica dell’ultima parte del romanzo, dove Lucia Trombadore fa esplodere la tensione emotiva del suo personaggio, che ha determinato in lui una crisi interiore.
Xp quando fa rientro a casa non è più come prima; in lui, dopo aver conosciuto e dialogato con Metis, è accaduta qualcosa. Il manager si credeva veloce e alla fine si accorge, attraverso una autonoma introspezione psichica, di essere lento; si credeva uomo di relazione grazie agli affari che portava in porto e invece si rende conto che egli agiva come soggetto corporeo privo di un’anima relazionale; si accorge che tra il “sopra” , cioè il suo apparire e il “sotto”, l’ade, cioè la profondità della sua psiche, c’era una forte discrasia. E cade in una profonda crisi di identità.
C’è dunque nell’ultima parte del romanzo una riproduzione della crisi d’identità dell’uomo della post modernità. L’identità di Xp appare in rapida e incontrollabile ridefinizione. La tecnologia e il benessere che caratterizzano la vita personale e familiare dell’uomo contemporaneo, pur tra la sua positività, porta con sé alcuni rischi su cui vale la pena di riflettere.
Xp , che credeva di essere l’uomo del trionfo, delle vittorie, della superiorità nei confronti di tutti, sfidatore perfino degli dei, diventa lo sconfitto, l’uomo che cade nell’Ade della sua coscienza, dentro la quale consuma la sua crisi identitaria.
E quando si perde l’identità, lo sbocco naturale è il nichilismo che, da Nietzsche in poi, è stato denunciato come l’orizzonte etico(di comportamenti e di giudizi) in cui vive l’uomo contemporaneo: dietro alle cose che fa e a quelle che giudica importanti spesso non c’è nulla, nessun vero valore, nessuna certezza in qualcosa di stabile e permanente, nessuno fondamento su cui basare una volte per tutte la propria esistenza.

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