Papa Francesco: Uomo di chiesa o politico consumato? A cura di Rita Faletti

papa francescoSe Papa Bergoglio non occupasse il soglio pontificio ma fosse un politico, probabilmente le sue parole non stupirebbero più di tanto. Sarebbe un comunista che predica l’uguaglianza sociale, l’abolizione della proprietà privata, l’eliminazione di ogni barriera di lingua, razza, religione. Il fatto che sia un Pontefice e abbia rinunciato all’anello d’oro, all’appartamento apostolico, all’auto blindata e si sposti portandosi dietro una vecchia borsa di pelle nera, colpisce chi era abituato a vedere nel Papa l’espressione più alta e autorevole in seno alla Chiesa, quindi figura infinitamente superiore e distante da ogni comune mortale. Papa Francesco si immerge nella folla, stringe mani, bacia bambini, sorride affabilmente, telefona personalmente a chi gli rivolge appelli. Il comportamento familiare e il linguaggio semplice impressionano i fedeli e non solo, e lo fanno amare come si ama un padre , un fratello o un amico. Ma tanta popolarità e tanto affetto non ammettono riserve, né critiche. Tant’è che due giornalisti, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, sono stati “epurati” su due piedi da Radio Maria, emittente radiofonica cattolica, sulle cui frequenze conducevano trasmissioni da un decennio. “Questo Papa non ci piace” avevano scritto in un articolo pubblicato da “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, che ultimamente ha aperto un confronto di opinioni sul Papa Bergoglio. Tra i motivi della clamorosa affermazione, la critica a quella che è stata definita dai giornalisti “l’imponente esibizione di povertà di Bergoglio” in occasione del suo viaggio ad Assisi, patria del fraticello che aveva stupito il mondo con la sua rinuncia ai beni materiali e la scelta dell’umiltà come principio di vita. Gnocchi e Palmaro hanno commentato l’evento svoltosi ad Assisi osservando che lasciava ben poco allo spirito di “sorpresa” e nulla aveva di “francescano” essendo evidente che era stato accuratamente preparato e studiato nei dettagli, e non con costi irrisori. In realtà, se la dottrina cattolica costituisce la sostanza dell’operato di un Pontefice, l’insieme degli aspetti formali concorre a sottolinearne la funzione e la potenza. Nondimeno, non sfugge agli occhi distaccati del cattolico non praticante che le uscite frequenti di Papa Bergoglio, il suo ripetere gesti e espressioni di fronte o in mezzo alle folle acclamanti, il suo pronunciare parole di incoraggiamento, comprensione, sdegno, che sono esattamente quelle che la gente vuole sentire, fanno parte degli strumenti di comunicazione di un politico. In questo senso il Papa è soprattutto un politico consumato e, in questa veste, è criticabile in quanto la forma prevale sulla sostanza. Ora viene da chiedersi se le dimissioni inaspettate di Benedetto XVI non siano state invece pianificate in un momento molto difficile per la credibilità della Chiesa, e l’elezione di Bergoglio non abbia risposto all’esigenza di dare un forte segnale di cambiamento di cui tutto il mondo avvertiva il bisogno. Combattere il relativismo e il materialismo del mondo occidentale, rivolgersi agli emarginati della società, ai disoccupati, ai poveri, a chi si sente incompreso o abbandonato, riaccendendo la scintilla della speranza per il tramite di un messaggio rivoluzionario, quel “non abbiate paura di passi definitivi” rivolto ai giovani, è molto di più di quanto un Papa abbia mai fatto, o ci si aspetti che faccia.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa