La crisi dell’edilizia, investimenti diminuiti del 30% nel periodo compreso tra il 2006 e il 2012 L’uscita dal tunnel delle difficoltà è ancora lontano

Cascone, Alecci, Scalone, SchininàSolo attraverso un “new deal” per l’edilizia è possibile guardare avanti con una certa fiducia. E recuperare il terreno perduto. Anche perché in questo settore si sta registrando una rivoluzione progettuale, tecnica e costruttiva, fondata sulla rapidità, la sicurezza e la sostenibilità ambientale, cui non si assisteva dagli anni Sessanta del secolo scorso. Ma stiamo assistendo anche ad un’altra rivoluzione, relativa al concetto stesso di abitare.
E’ il senso della proposta che arriva dalla Cna provinciale di Ragusa e, in particolare, dalle Unioni Costruzioni, Installazione e impianti e Produzione dopo avere preso atto dei numeri di una grave recessione che interessa, in particolare, un settore che da sempre è il più importante indicatore dei momenti di difficoltà. “Il mercato – dice il presidente di Cna Costruzioni, Bartolo Alecci – è segnato da una pesantissima contrazione: tra il 2006 e il 2012 gli investimenti sono diminuiti del 30 per cento, nel comparto della nuova costruzione residenziale addirittura del cinquanta per cento, in quello non residenziale del 40%, nelle opere del Genio civile del 30% e nella ristrutturazione del 10%. Le compravendite immobiliari si sono ridotte del 48% e i prezzi a valori deflazionati del 30%. Secondo i dati del nostro Centro studi, la seconda fase della crisi del 2012 è stata così pesante che anche il mercato della riqualificazione si è contratto nonostante gli incentivi. Purtroppo, i dati dei primi mesi di quest’anno sono ancora pesantemente negativi. Le piccole imprese sono le protagoniste della crisi del 2012. Il crollo della domanda interna, per imprese non in grado di giocare la partita dell’esportazione, è diventato insostenibile”.
Ma una soluzione potrebbe essere a portata di mano. Come spiega Maurizio Scalone presidente di Cna Installazione e impianti. “Consideriamo – aggiunge – che il panorama edilizio, anche quello della nostra città e che risale al periodo del boom economico, è generalmente di bassa qualità e in condizioni di arretratezza. Riteniamo che sarebbe scarsamente efficace intervenire sulle singole unità abitative ma sarebbe invece opportuno puntare a un’opera di “rigenerazione urbana”, che consenta il risanamento su vasta scala di intere aree delle città e dei territori. L’azione di riqualificazione abitativa del patrimonio esistente dovrebbe puntare a migliorarne il confort e a introdurre nelle costruzioni concetti di sostenibilità energetica e ambientale, il tutto nel rispetto del territorio, che va custodito e non violentato”.
Per Antonio Cascone, presidente di Cna Produzione, è indispensabile, nel contempo, “ricavare i massimi benefici anche dai bonus mobili 2013. Le agevolazioni offerte, a dirla tutta – continua – non riguardano solo il settore dei mobili ma anche quello degli elettrodomestici: si va dunque dal frigorifero al forno sino ad arrivare persino ai complementi d’arredo come i divani. Si tratta di una occasione imperdibile e che va ad ultimare quel percorso di recupero delle abitazioni che, grazie agli incentivi, è possibile effettuare anche negli interni”.
Il responsabile provinciale delle tre Unioni, Vittorio Schininà, ritiene che il percorso da fare sia quello di “rendere effettive e cantierabili tutte le piccole opere pubbliche, cominciando da quelle che riguardano la manutenzione del territorio. In questo quadro, le piccole imprese artigiane, che costituiscono l’ossatura del sistema imprenditoriale, anche nell’edilizia, possono esprimere al meglio le capacità di cui dispongono per competenza, flessibilità, adattabilità. E troverebbero il loro naturale sbocco operativo nelle azioni di rigenerazione urbana, di rinnovamento e adeguamento delle infrastrutture e di manutenzione proposte da Cna”. E poi aggiunge: “Per quanto riguarda il nostro campo ciò è reso possibile anche dall’interazione che le tre Unioni stanno facendo registrare e che ci mostra con chiarezza quale dovrebbe essere la via da seguire. Senza dimenticare la scommessa di costruire un distretto sull’edilizia sostenibile, sulla falsa riga di quanto realizzato, ad esempio, nel Triveneto, fornendo, però, una caratterizzazione territoriale. Ecco, così davvero sarebbe davvero un new deal per l’edilizia”.

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