Truffa, appropriazione indebilta e falsità. Tre modicani e due palermitani coinvolti in indagine

tribunale_202Tre modicani e due palermitani sono le persone coinvolte in un’indagine della Procura della Repubblica di Modica, nella quale sono ipotizzati vari reati, dalla truffa all’appropriazione indebita, dalla falsità all’uso di atto falso fino alla concussione, in questo caso, contestata ad un ex assessore comunale. E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini notificato in queste ore alle parti interessate, tre modicani e due palermitani, a firma del Procuratore della Repubblica, Francesco Puleio. Tutto parte dalla vendita di un terreno in zona Treppiedi Sud nel 2008 per la somma di seicentomila mila euro, di proprietà di due coniugi che avevano delegato il modicano Emanuele Avveduto rappresentante di un’agenzia di consulenza tecnica edilizia, di fatto dipendente comunale. Secondo l’accusa quest’ultimo, che è difeso dall’avvocato Piero Sabellini, avrebbe incassato l’intero importo proveniente dalla vendita del terreno e lo avrebbe trattenuto. Per questo è stato accusato di appropriazione indebita, continuata e aggravata. L’uomo, quindi, “sarebbe stato indotto” dall’ex assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Modica, Carmelo Drago, a consegnare, anche tramite un suo collaboratore, Giorgio Sammito, la somma di 320 mila euro per ottenere il rilascio di un’autorizzazione dello Sportello Unico. I due sono difesi dagli avvocati Mario Caruso e Salvatore Poidomani. Vincenzo Cortegiani, palermitano, difeso dall’avvocato Poidomani, è accusato di truffa aggravata, in concorso con Avveduto, e di ricettazione. Sarebbe stato il mediatore nella vendita dell’immobile ponendosi, comunque, come promittente-acquirente. La seconda accusa è inerente a una serie di assegni bancari, utilizzati per l’operazione immobiliare, risultati rubati a Nicosia e regolarmente denunciati dal titolare. Pietro Polisano, anche lui di Palermo, difeso dall’avvocato Poidomani, sarebbe il rappresentante della Omnia Trade Consulting, ed avrebbe posto firme apocrife dei proprietari del terreno su false scritture private. I cinque, ai quali va, comunque, riconosciuta allo stato la presunzione di innocenza, a questo punto, avranno una ventina di giorni per produrre prove a discolpa al fine di evitare la richiesta di rinvio a giudizio.

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