Roma – La Giunta delle elezioni della Camera potrebbe occuparsi a breve di un nuovo caso-Previti. La notizia é stata comunicata nell’ufficio di presidenza della Giunta di oggi. L’organismo parlamentare presieduto da Maurizio Migliavacca (Pd) dovrà pronunciarsi, probabilmente entro fine mese, sulla vicenda del deputato dell’Udc Giuseppe Drago, ex presidente della regione Sicilia, condannato con sentenza passata in giudicato (nel maggio 2009) all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’accusa è di appropriazione dei fondi riservati della presidenza della regione: 238.500.000 milioni (di lire), più altri 100 milioni quando era già dimissionario.
Anche Cesare Previti, allora deputato di FI, venne condannato nel processo Imi Sir all’interdizione perpetua dai pubblici uffici che gli venne confermata dalla Cassazione il 4 maggio 2006).
La Giunta delle Elezioni, il cui Comitato per le ineleggibilità era presieduto allora da Gianfranco Burchiellaro (Pd), lo dichiarò ineleggibile. Ma, prima che l’Aula, allora con la maggioranza di centrosinistra, confermasse o meno il ‘verdetto’, Previti si dimise.
“Non sono come Previti, perché il mio caso deve ancora avere una conclusione giudiziaria”. A sostenerlo è il deputato dell’Udc, Giuseppe Drago, il cui caso sarà discusso a breve dalla giunta delle elezioni della Camera.
“E’ vero che la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a tre anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici che mi era stata comminata dalla Corte d’assise di Palermo. Ma quando poi la Suprema corte ha investito di nuovo la Corte d’assise di Palermo per la fase dell’esecuzione, quest’ultima ha accolto la nostra istanza.
E pertanto mi ha trasformato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici in interdizione temporanea, perché la mia pena base era di due anni e nove mesi, ai quali erano stati aggiunti tre mesi per la continuazione del reato. Sulla base di questo – spiega ancora Drago – la Corte d’assise di Palermo ha stabilito una volta per tutte che si sarebbe dovuto trattare di interdizione temporanea a due anni”. “Ma io ho protestato comunque – racconta ancora il parlamentare – e così ho presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che pure l’interdizione a due anni era eccessiva.
Così la Corte di Cassazione sta esaminando il mio ricorso e non ha ancora preso una decisione definitiva”. “Quando la giunta delle elezioni della Camera mi chiamerà per esaminare il mio caso – avverte il deputato siciliano – io spiegherò tutte queste cose e porterò ogni documento necessario. Ma nell’attesa, non voglio essere paragonato a Previti, anche perché io ho fatto esattamente tutto quello che fanno ministri, sottosegretari e presidenti della Regione Sicilia prima e dopo di me. Cioé, non ho rendicontato l’utilizzo che avevo fatto di alcuni fondi riservati.
Lo ha fatto anche Scalfaro con quelli del ministero dell’Interno e non gli hanno detto nulla. Io invece sono stato condannato. Sono l’unico in Italia ad essere stato condannato per questo, visto che tutti usano i fondi riservati dei ministeri e della Regione Sicilia senza certificare niente. Io non ho colpe”.