L’on. Ammatuna sul Piano paessagistico provinciale: “Occorre traslare in questo ambito il metodo proposto ed accettato per l’istituzione del Parco degli Iblei”.

“La tutela dei beni paesaggistici è un atto di civiltà prima ancora di essere un mero adempimento normativo. Purtuttavia, afferma l’onorevole Roberto Ammatuna, dato che il Piano paesaggistico provinciale non è soltanto uno strumento urbanistico, ma incide profondamente sullo sviluppo economico-sociale di un territorio, è essenziale una partecipazione diffusa alla scelte che stanno alla base della sua redazione. Partecipazione che è prevista, tra l’altro, dal decreto legislativo 63/2008 che agli articoli 143 e 144 prevede rispettivamente che “Il piano è oggetto di apposito accordo fra pubbliche amministrazioni…” e che “Nei procedimenti di approvazione dei piani paesaggistici sono assicurate la concertazione istituzionale, la partecipazione dei soggetti interessati e delle associazioni portatrici di interessi diffusi…”. Occorre, insomma, afferma Ammatuna,  traslare in questo ambito il metodo proposto ed accettato per l’istituzione del Parco degli Iblei, con i rappresentanti del territorio legittimati ad esprimere quanto da esso proviene. E’ indispensabile anche per la redazione del Piano paesaggistico provinciale istituire un tavolo tecnico, al quale dovranno prendere parte i rappresentanti delle istituzioni, degli ordini professionali, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni portatrici di interessi diffusi, per arrivare ad una decisione utile, efficace e condivisa. E’ necessario, inoltre,continua ancora nella nota Ammatuna,  seguire un iter rispettoso dei dettami normativi in materia, per evitare successivi contenziosi che potrebbe bloccare l’applicazione del Piano. A partire dal compito dei comuni di perimetrare le aree “A” e “B” che non possono essere sottoposte al vincolo paesaggistico, argomento che sarà a breve oggetto di una mia mozione all’Assemblea Regionale Siciliana. Per proseguire, poi, ad una esatta ricognizione dei beni presenti nel territorio, in carenza della quale il Piano potrebbe crollare come un castello di carta sotto l’attacco dei ricorsi giudiziari. Non è da escludere anche la richiesta in corso d’opera di chiarimenti all’Assessorato regionale ai Beni Culturali, il soggetto deputato all’approvazione del Piano, per evitare in seguito integrazioni o cassazioni. Infine, dopo aver adempiuto a queste incombenze, si potranno delineare in maniera concertata le linee guida per le modalità d’uso del Piano paesaggistico. Sia chiaro da subito che quello proposto non è un iter per rimandare alle calende greche l’approvazione del Piano, ma è l’unico modo di procedere per avere un condiviso atto di governo del territorio e per evitare che scelte imposte dall’alto scatenino una serie di ricorsi e ne blocchino l’applicazione”.

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