
Il presidente della sezione Ascom di Chiaramonte Gulfi,
Giovanni Salerno, stigmatizza in maniera dura le dichiarazioni del sindaco, Giuseppe Nicastro, rese nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale in cui è stata esaminata la vicenda riguardante il bando per il rilascio di sei licenze per ristoranti e tre per bar. Salerno, in particolare, contesta il primo cittadino quando afferma che l’Ascom era a conoscenza, nelle linee generali, del progetto dell’Amministrazione. “Evidentemente il sindaco – afferma Salerno – fa confusione tra intenzione e determinazione. L’Ascom, sulla riformulazione dei parametri numerici, non ha mai reso alcun parere che, seppur non vincolante, era obbligatorio. E mi pare che nessuno possa affermare il contrario. Forse il sindaco fa riferimento all’abboccamento tra il dirigente del Comune che si è occupato della questione e il nostro responsabile provinciale dell’area legislativa. A quest’ultimo era stato semplicemente detto che era intenzione dell’ente locale riformulare i parametri numerici e, per tale ragione, gli era stato chiesto quali criteri si sarebbero dovuti adottare in virtù del fatto che le commissioni in materia erano state soppresse dal decreto Bersani. Ribadiamo che, ancorché le commissioni non sono più operanti, le organizzazioni di categoria devono essere sentite. Tra l’altro, il Comune non si è neppure attivato per predisporre una nuova relazione ma ha basato la riformulazione dei parametri numerici su quella già esistente nel 2002”. “Accanto a tutto questo – continua Salerno – esistono una serie di contraddizioni di fondo già rilevate dalla nostra struttura tecnica. Esprimiamo, dunque, il nostro convinto dissenso rispetto all’azione portata avanti dal sindaco e dall’Amministrazione comunale. Non accettiamo lezioni da nessuno su come fare sindacato. Assicuriamo la categoria sul fatto che andremo avanti, anche per vie legali, sino a quando non verrà fatta chiarezza sull’iter predisposto. Resta la preoccupazione per la previsione di un numero non congruo di licenze che, in un periodo di crisi come quello attuale, rischia di mettere a repentaglio le attività già esistenti”.