Sgominate cosche del Siracusano La polizia ha eseguito 61 ordinanze di custodia cautelare ad Avola, Noto e Pachino. Gli indagati sarebbero complessivamente un centinaio. Nel mirino il clan Trigila, operante nella zona sud della provincia di Siracusa

SIRACUSA – Una vasta operazione antimafia contro i clan che agiscono nelle zone di Avola, Noto e Pachino è scattata la notte scorsa. Agenti della polizia di Stato di Siracusa hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 61 persone, comprese personalità di spicco delle cosche locali. Secondo quanto si è appreso, gli indagati sarebbero complessivamente circa un centinaio, e per alcuni di loro il Gip avrebbe rigettato la richiesta di arresto. Le indagini della squadra mobile della Questura di Siracusa e del commissariato di Avola sono state coordinate dal procuratore aggiunto Ugo Rossi, della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Sono 55 le persone arrestate dalla polizia nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Nemesi. Alcuni dei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea sono stati eseguiti anche in Lombardia e nelle Marche a conclusione di indagini avviate dal commissariato di Avola nel novembre del 2004. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, all’illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, al traffico di cocaina, hashish e marijuana, alla gestione di bische clandestine, nonchè sequestro di persona, tentato omicidio e porto di pistole, rivoltelle ed esplosivi. Le indagini avrebbero permesso di individuare il ruolo di vertice di alcuni degli arrestati che sarebbero organici al clan mafioso Trigila, che storicamente opera nella zona sud della provincia di Siracusa e che fa parte del più vasto cartello criminale denominato Aparo-Nardo-Trigila, legato a sua volta a Cosa nostra di Catania. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ugo Rossi, ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali degli ultimi 5 anni della cosca e il suo organigramma a tutti i livelli. Nell’operazione Nemesi sono stati impegnati sul territorio oltre 300 uomini della polizia di Stato, con l’apporto di unità cinofile e di elicotteri.Imprenditori da vittime ad amici del clan CATANIA – Imprenditori prima vittime del clan poi si servivano della forza intimidatrice della cosca per lavorare in regime di monopolio. È quanto emerge dall’inchiesta antimafia Nemesi della Dda della Procura di Catania, culminata con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 61 presunti appartenenti alla ‘famiglia’ Trigila che operava a Siracusa e provincia. Tra queste c’erano alcune imprese di onoranze funebri di paesi aretusei che erano state taglieggiate dalla mafia con la richiesta di pagare 500 euro per ogni loculo assegnato. Successivamente, è stato riferito in conferenza stampa dal procuratore di Catania, Enzo D’Agata, le imprese si sarebbero servite delle cosche per imporre il monopolio nella loro attività. Per questo ad alcuni degli indagati è stato contestato anche il reato di illecita concorrenza. Le cosca, che gestiva estorsioni, traffico di droga e imponeva propri videogiochi alle sale da gioco della zona, non tollerava interferenze e per questo avrebbe sequestrato e tentato di uccidere un ladro che rubava gasolio in cantieri edili che erano ‘attenzionatì dal clan. L’uomo è riuscito a fuggire e ha denunciato l’accaduto alla polizia, ma successivamente ha ritrattato tutto. Le indagini hanno permesso al commissariato di Avola di individuare anche i presunti capi del clan: Michele Crapula, Wladker Albergo e Antonino Campisi, che sono stati arrestati.

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