PROCESSO COLACEM-PROFETTO, PER MAXI INCHIESTA PER CONCESSIONI EDILIZIE ILLEGITTIME. IL GUP ASSOLVE GLI OTTO IMPUTATI

Il Gup del Tribunale di Modica, Fabio Ciraolo, ha assolto ieri, “perché il fatto non sussiste”, gli 8 imputati” del troncone di una maxi inchiesta circa presunte concessioni illegittime. La sentenza è arrivata dopo oltre 4 ore di camera di consiglio anche se ai più appariva scontata a seguito delle conclusioni tratte dal perito nominato dal magistrato, l’agronomo Gianluca Ferlito, il quale aveva rilevato che l’area interessata al procedimento non era in macchia mediterranea, se non per uno spicchio irrisorio, e che, comunque, i consulenti della pubblica accusa avevano eseguito i rilievi in altro sito, ipotizzando, addirittura, che questi ultimi avessero sbagliato cava. Un passaggio che i difensori non si sono certo lasciati sfuggire ritenendo che i Ctu dell’accusa fossero andati in Contrada Nacalino. Il giudice ha, in ogni caso, disposto la trasmissione del fascicolo al piemme qualora si ravvisassero gli estremi per contestare il reato di omissione di atti d’ufficio. Il processo, nella fattispecie, riguardava l’allargamento abusivo delle cave di pietra "Colacem" e "Profetto". Ieri il pubblico ministero, Domenico Platania, ha ribadito le richieste di condanna avanzate dalla collega Francesca Aprile, alcuni mesi fa e cioè pene per complessivi 14 anni e 2 mesi di reclusione, e , nello specifico, 2 anni e 6 mesi di reclusione per Giuseppe Angelo Trupìa, ingegnere capo del Distretto Minerario di Catania; 2 anni e 20 mila euro di ammenda per Vincenzo Profetto, titolare dell’omonima impresa; un anno e 8 mesi per Francesco Paolino, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Modica; un anno di reclusione per Alessandro Modica, responsabile del procedimento della stessa sezione comunale; 2 anni per Vincenzo Sansone, dirigente del Servizio di Valutazione d’Impatto Ambientale dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente; un anno per Mario Bernardello, procuratore legale della "Colacem", 2 anni di reclusione ciascuno per Carlo e Giovanni Colaiacovo, amministratori delegati "Colacem". L’accusa per tutti era di abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Francesco Bertorotta, Enrico Sanseverino, Enzo Zappulla, Nino Frasca Caccia, Franco D’Urso, Giuseppe Rizza, Giorgio Assenza, e Luigi Piccione. L’avvocato Giorgio Terranova rappresentata il Comune di Pozzallo che si era costituito in giudizio. La Cava Colacem, si trova in Contrada Giarrusso Liccio, mentre Cava Profetto è in Contrada Zimmardo Bellamagna(quest’ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni). Secondo l’accusa, sarebbero state allargate, senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.

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