Celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Mariano Crociata nel carcere di Noto, in onore di Santa Maria Goretti

Il Vescovo di Noto, S. E. Mons. Mariano Crociata, ha presieduto questa mattina, alle 8.30, la celebrazione eucaristica nella cappella del carcere di Noto dove è arrivata ieri l’urna contenente i resti mortali di Maria Goretti, la Santa dodicenne di Corinaldo, in provincia di Ancona. L’urna della Santa bambina, proveniente dalla parrocchia Santa Maria Goretti di Vittoria, è stata ospitata nella cappella del carcere inaugurata nel 2006, ex cella n. 45 della Casa di reclusione di Noto intitolata proprio a Maria Goretti. Dentro quelle quattro mura, chiuse da una porta con le grate, infatti, il 10 novembre 1910 si è pentito Alessandro Serenelli, il giovane diciottenne che si era innamorato di Maria e che il 5 luglio 1902 la uccise a coltellate dopo aver tentato di violentarla. «Maria Goretti oggi dice a tutti noi, innanzitutto, che siamo chiamati ad una vita cristiana coerente e fedele alla chiamata del Signore e della Chiesa viva che noi siamo nella comunione con i Vescovi e con il Papa – ha detto il Vescovo nell’omelia -. Rispondere a questa chiamata, però, è possibile solo se siamo disponibili a farci carico dei sacrifici necessari. Bisogna morire a se stessi per trovare la vera vita, la sua pienezza nel Signore e con il Signore. Non ci vogliono requisiti particolari a tal fine. Non è questione di intelligenza spiccata, di cultura raffinata né di altri requisiti che rivelino forze particolari, qualità eccezionali, mezzi e risorse a profusione: è una via adatta a tutti, anzi più adatta ai piccoli, ai poveri in spirito, alle persone dal cuore semplice e retto. Poi, «la Santa di cui sono ospiti proprio qui ora le spoglie mortali – ha aggiunto Mons. Crociata – ci dice che anche in una cultura spesso disinibita rispetto alle remore moralistiche e che purtroppo conosce una sessualità non sempre ordinata dentro relazioni umane autentiche di rispetto e di donazione, la purezza e la castità sono ancora e più che mai virtù cristiane e umane necessarie ad una vita piena e autentica, per le quali merita vivere e morire. Sembrano cose fuori del tempo; in realtà è la verità di ogni tempo, anche del nostro. Maria Goretti si presenta in tal senso con una attualità profetica nella cultura e nella vita della società di oggi, e certamente per i cristiani e le comunità ecclesiali di questo nostro tempo». Ella, inoltre, «ci parla oggi attraverso la figura del suo uccisore, che qui ha trascorso lunghi anni della sua vita. Anche per chi ha commesso gravi errori e ha compiuto malvagità estreme è possibile intraprendere la via del ritorno, rientrare in se stessi per farsi attenti alla voce della coscienza, del Vangelo, alla voce di Dio, alla nostalgia incancellabile dal nostro cuore di una umanità pacificata, giusta e fraterna». «Spesso – ha concluso il Vescovo – sono proprio le vittime dell’odio, della violenza o anche solo dell’indifferenza, a richiamare alla verità e al bene gli stessi aguzzini e carnefici, come è stato il caso di Maria Goretti. Lei per prima ha sperimentato quella forza di Dio nel momento della prova e ora effonde la sua luce anche in questo luogo di pena per dare speranza di riscatto e di vita nuova a chi ne è ospite temporaneo, a chi lo frequenta e a tutti noi che non finiamo mai di avere bisogno di essere richiamati ad una purificazione dei costumi, ad una vita più pura e più santa, ad una più grande fiducia in Dio e nell’amore vero che solo egli sa insegnarci e donarci». Subito dopo la celebrazione eucaristica, l’urna di Santa Maria Goretti ha lasciato il carcere di Noto e poi la città, scortata dal Corpo di Polizia Penitenziaria.

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