27.01.1945 – 27.01.2008 SHOAH – IL GIORNO DELLA MEMORIA Dal Piemonte alla Basilicata, dal Lazio alla Puglia, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia. A Modica è andato in scena “Un tempo per parlare, un tempo per danzare”.

Molti Stati hanno istituito un “giorno della memoria”. L’Italia, con la legge 211/2000, lo ha fissato al 27 gennaio, data in cui, nel 1945, fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data della liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine. Il termine “Memoria” ha diversi significati ed è importante andare a scavare nel passato in modo selettivo per cercarvi, non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia, quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti. È questa sicuramente quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani. È questa la Memoria che si è celebrata sabato 26 gennaio al Teatro Garibaldi di Modica. “Un tempo per parlare, un tempo per danzare”, tratto da “Il tempo di parlare” diario autobiografico di Helen Lewis, racconta la drammatica avventura di una giovane ebrea praghese che cerca di coronare il suo sogno: diventare ballerina. La voce di Simonetta Cartia e il corpo di Serena Cartia, guidate dalla regia di Giovanni Spadola e ben accompagnate dal pianoforte di Marco Cascone, hanno rappresentato in maniera assai efficace l’incredibile racconto di una donna, vittima della deportazione, ma sopravvissuta all’Olocausto grazie alla passione per la danza e alla solidarietà segreta di coloro che, pur carnefici, non hanno dimenticato la propria umanità. Un’interpretazione davvero emozionante, a tratti commovente, quella di Simonetta Cartia, che con la lettura del testo della Lewis alternata a canti ebraici, ha saputo trasmettere ai presenti, per mezzo della sua voce, tutto il dramma dello Shoah. Anche l’esibizione artistica della ballerina Serena Cartia, presentata con profonda espressività, ha attirato l’attenzione del pubblico. Tra gli elementi innovativi dello spettacolo, la partecipazione degli allievi del Laboratorio di formazione e avviamento al teatro Tessuto Inclusivo, che ha contribuito ad arricchire piacevolmente e con originalità la scena sul palcoscenico. Senza le rappresentazioni artistiche delle vicende personali delle migliaia di persone sopravvissute alla Shoah, quale quella della ballerina rappresentata al Garibaldi, il dibattito sulla Shoah non sarebbe compiuto, in quanto sarebbe assai più problematico creare un vincolo emozionale tra la generazione attuale e ciò che avvenne allora, rendendo di conseguenza assai più difficile “il ricordo”. Poiché, per motivi anagrafici, il numero dei sopravvissuti alla Shoah si assottiglia sempre di più, aumentano il proprio valore la letteratura, la poesia, il teatro, la musica, il cinema, la pittura e la scultura, quali momenti in cui sia consentito a tutti noi, specie i più giovani, di affrontare la Shoah e sperimentare le sensazioni e la particolare esperienza umana vissute in quel determinato periodo storico, che, invece, la ricerca e il dibattito teorico, da soli, non possono far rivivere.

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