Ragusa: Consulenza e sostegno per il lavoro regolare

Una riflessione tra il mondo delle istituzioni, rappresentato dalle direzioni provinciali dell’Agenzia delle entrate, oltre che dal direttore regionale Castrenze Giamportone, e il mondo delle imprese, con Confindustria e Cna. Ma anche la componente accademica, con il docente universitario di Diritto tributario all’Ateneo di Palermo, Daria Coppa, che ha avuto modo di chiarire alcuni aspetti riguardanti le agevolazioni fiscali sul costo del lavoro e il cuneo fiscale, vale a dire il divario tra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta percepita dal lavoratore, che in fase di applicazione ha comportato non pochi problemi per le imprese e per gli operatori professionali del settore (consulenti del lavoro, commercialisti, etc.). Il seminario scientifico tenutosi nel pomeriggio a Villa Dipasquale ha avuto questo taglio, così come contemplato dal progetto “Up Rise”, consulenza e sostegno per il lavoro regolare. In particolare, durante il suo intervento introduttivo, il vice presidente di Confindustria, Rosario Alescio, ha illustrato le finalità del progetto, giunto alla fase finale, anticipando i risultati della ricerca svolta in Sicilia relativa alle cause che determinano il fenomeno. “Si parla – ha detto Alescio – di oltre settemila variabili, raggruppate in sette-otto macro-aree. Il fenomeno del lavoro nero, nella realtà della Sicilia orientale, nella maggior parte dei casi ha a che vedere con il secondo lavoro. In Sicilia occidentale, invece, costituisce l’unica fonte di sostentamento per le famiglie. Inoltre, tutte le imprese intervistate hanno evidenziato come si trovano costrette a fare i conti con anomalie riguardanti il lavoro irregolare”. Sono intervenuti anche Giuseppe Cascone, presidente provinciale di Cna, Giuseppe Daniele Manenti, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Ragusa, Maurizio Attinelli, presidente del collegio dei Ragionieri di Ragusa, Gaetano Ambrogio, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Siracusa. Da un punto di vista tecnico il seminario è servito ad esaminare i meccanismi agevolativi attraverso i quali il Governo nazionale è intervenuto al fine di aumentare la competitività delle imprese, consentendo una seppur minima riduzione dell’imposta regionale sull’attività produttiva (Irap). Imposta che le imprese hanno sempre contestato in quanto viene considerata iniqua, atteso che non colpisce in maniera uguale le imprese, dal momento che quelle industriali che hanno un costo elevato sul lavoro vengono penalizzate proprio dall’Irap. Tutto ciò a differenza di imprese commerciali che acquistando e vendendo prodotti, con un basso costo del lavoro, pagano un modesto livello di Irap. Introdotta nel 1996, l’Irap si ispirava ad una teoria economica in base alla quale, per colpire l’evasione, occorreva introdurre una imposta con una aliquota molto bassa che prendesse in considerazione una base imponibile elevata. E questo perché l’impresa ha una minore propensione ad evadere le imposte con un’aliquota bassa mentre dall’altro canto diventa difficile evadere basi imponibili elevate. Infatti, il meccanismo di determinazione della base imponibile dell’Irap fa riferimento alla differenza tra valore e costo della produzione, ad eccezione del costo del lavoro. Tale struttura non consente infatti alle imprese di attuare politiche fiscali di evasione in quanto le aree deputate a tale attività sono aree escluse dalla base imponibile Irap. Ciò ha prodotto risultati importanti dal momento che l’Irap, allo stato attuale, ha un gettito di circa trenta miliardi di euro per cui difficilmente si può pensare ad una sua soppressione.

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