TRIBUNALE MODICA. PROCESSO ITIS-KARTODROMO. PARLANO I PERITI DEL PIEMME

Lunga ma interessante l’udienza di ieri nel processo in corso davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)sulle concessioni per la costruzione del kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare, che è andato a avanti per l’intera giornata. Interessante perché i magistrati hanno proceduto all’audizione dei consulenti del pubblico ministero, Fabrizio Scicali ed Antonino Santonocito, che dopo la lunga escussione del piemme, Maria Mocciaro, sono stati “voltati e rivoltati” dalla larga schiera di difensori. Di sostanziale i due tecnici hanno fatto rilevare che la zona oggetto della vicenda era luogo soggetto a vincolo della Sovrintendenza ed urbanisticamente ricadente in zona agricola(E 5). “Per il rilascio delle concessioni – ha detto Scicali – occorreva verificare alcune priorità e cioè se nell’area ci fosse altri impianti produttivi, se la stessa fosse satura e se fosse zona agricola. Priorità che mancavano. Successivamente, abbiamo analizzato il Piano ed è risultato che esisteva un vincolo di inedificabilità assoluta”. Cava Gisana, dove era in progetto l’impianto di biomassa, nel 1977 fu riconosciuta di interesse ambientale considerevole. “L’impianto – ha sottolineato Santonocito – ricadeva solo nel 15 per cento in zona agricola. Possiamo anche dire che l’istruttoria della pratica era carente”. Il pubblico ministero ha chiesto ai due Ctu se la zona rientrasse in quella che è comunemente definita Macchia Mediterranea. “Abbiamo rinvenuto – hanno ribadito i due ingegneri – al Comune di Modica lo studio del dottor Maltese del 2003 nel quale viene attestato che nell’area esistono almeno sette specie di Macchia Mediterranea. Abbiamo, inoltre, rilevato che ci sono dei vizi di legittimità nelle concessioni anche in quella zona che ricade nella E 5”. In precedenza Giovanni Di Stefano, dirigente della sezione Beni Archeologici della Sovrintendenza di Ragusa, aveva sottolineato che all’epoca delle indagini, a cavallo tra il 2004 ed il 2005, a Cava Gisana non c’erano vincoli di natura archeologica laddove era stata realizzata la struttura della società Itis Sas. L’indagine scaturì da esposti presentati dai residenti delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente. Nel processo di rilevante importanza è stata l’ammissione a costituirsi parte civile da parte del Ministero per l’Ambiente, e degli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato rappresentata dall’avvocato Domenico Maimone, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici, rappresentati dagli avvocati Antonio Borrometi, Tiziana Serra e Giovanni Giurdanella, ma anche del Comune di Pozzallo, attraverso l’avvocato Giorgio Terranova.

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