“Visita di Monsignor Crociata, nuovo vescovo della Diocesi di Noto, ai carcerati e agli ammalati”

L’incontro con la comunità dei reclusi di Noto e con gli ammalati ricoverati negli ospedali di Noto e Avola è stato il primo impegno di S.E. Mons. Mariano Crociata, Vescovo di Noto, all’indomani della sua ordinazione episcopale e dell’ingresso in Diocesi. Ieri mattina alle ore 9.00 Mons. Mariano Crociata – accompagnato dal Direttore della Casa di Reclusione, Angela Lantieri, e da Don Franco Santuccio, Cappellano dell’istituto di pena – ha incontrato la comunità dei 33 detenuti e il personale della Polizia Penitenziaria. Il Vescovo di Noto ha presieduto la celebrazione eucaristica e, durante l’omelia, ha sottolineato come «la realtà della casa di reclusione è parte integrante della comunità dei fedeli di Noto». Mons. Crociata ha richiamato alla riscoperta della dignità della persona umana, anche quando si trova in carcere. «Ogni detenuto pensa con rimpianto o con rimorso ai giorni in cui era libero e subisce con pesantezza un tempo presente che non sembra passare mai – ha sottolineato il Vescovo di Noto -. All’umana esigenza di raggiungere un equilibrio interiore anche in questa situazione difficile può recare un aiuto determinante una forte esperienza di fede». Al termine della celebrazione eucaristica la comunità carceraria ha donato a Monsignor Crociata un crocifisso in legno lavorato a mano. Un regalo gradito che è stato ricambiato con la benedizione e la consegna da parte del Vescovo di Noto a ciascuno dei detenuti di un piccolo crocifisso. La direttrice della Casa di Reclusione ha donato inoltre al Vescovo di Noto alcune fotografie riguardanti l’inaugurazione della nuova ala della struttura carceraria. Subito dopo Mons. Crociata ha visitato la cella n. 45 della Casa di reclusione di Noto al piano terra della prima sezione sul lato della lavanderia, divenuta Cappella intitolata a Maria Goretti, la Santa dodicenne di Corinaldo, in provincia di Ancona. Dentro quelle quattro mura, chiuse da una porta con le grate, infatti, il 10 novembre 1910 si è pentito Alessandro Serenelli, il giovane diciottenne che si era innamorato di Maria Goretti e che il 5 luglio 1902 la uccise a coltellate dopo aver tentato di violentarla. Dentro quella cella, dove Maria apparve in sogno ad Alessandro tutta vestita di bianco mentre raccoglieva gigli candidissimi che consegnati nelle mani del suo uccisore si trasformavano in lumini accesi come candele, oggi c’è un piccolo altare con un inginocchiatoio e una reliquia della Santa, donata da P. Giovanni Alberti del Santuario Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti di Nettuno dei padri passionisti. La cella è diventata Cappella nel 2006. Dopo aver lasciato la Casa di Reclusione, Mons. Crociata si è recato presso gli Ospedali di Noto e di Avola. A ciascuno degli ammalati ha augurato di riprendere presto la pienezza della salute e delle energie. Ai medici e a tutto il personale para-medico e sanitario, invece, ha sottolineato l’importanza del servizio che svolgono incoraggiandoli «a proseguire nell’impegno a sostegno di chi soffre».

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