“Picchiare le donne è un’usanza siculo-pakistana”. Lo dice il Ministro Amato

ROMA – “Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. E’ una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario”. Da questa frase di Giuliano Amato si è scatenata una bufera. Il ministro dell’Interno l’ha pronunciata durante il suo intervento al convegno su Islam e integrazione, ricordando più volte come “solo fino agli anni 70 si trovavano in Sicilia costumi e tradizioni non molto distanti da quelle che ora in Italia sono importate dagli immigrati di certi gruppi musulmani”. E qualcuno si è offeso, anche tanto. “Le parole del ministro Amato sono inaccettabili”, ha reagito Stefania Prestigiacomo, parlamentare di Forza Italia e siciliana di Siracusa. “Se il ministro non chiede scusa io lo denuncio”. Altrettanto sconcertato si dichiara il governatore dell’Isola, Salvatore Cuffaro. “Sorprende e sconcerta il superficiale disprezzo da parte del ministro Amato nei confronti di una tradizione sociale e culturale ricca come quella siciliana, nella quale sono cresciuti e hanno vissuto i suoi antenati”. Per il deputato siracusano della Margherita Rino Piscitello “anche un dotto può dire una sciocchezza. Anche in un discorso animato dalle migliori intenzioni possono venir fuori i peggiori stereotipi e pregiudizi. Sono certo che Giuliano Amato correggerà le sue affermazioni e si scuserà con i siciliani. La sua gaffe però è quasi la prova provata di come il ceto politico del nostro Paese, di destra o di sinistra, ha un’idea della Sicilia assolutamente macchiettistica e fuori dalla realtà”. Il deputato Dl Riccardo Villari è stupito “dalla leggerezza con il quale il ministro ha trattato il problema della violenza sulle donne. Una personalità del calibro di Amato, che riveste un’importante carica istituzionale, dovrebbe sapere che talvolta ragionamenti troppo sottili, poi sintetizzati e riportati, diventano rozzi e imprecisi e possono suonare addirittura come offensivi”. Inviperito Ignazio La Russa, presidente dei deputati di Alleanza nazionale: “Pur di non urtare la sensibilità degli interlocutori islamici a un recente convegno il ministro Amato non si fa scrupolo di attribuire ad una non meglio precisata comune tradizione ‘siculo-pakistana’ l’origine del convincimento che sia Dio a permettere (o addirittura a ‘volerlo’) che l’uomo picchi la donna”. Durissimo anche il leader del Movimento per l’autonomia, Raffaele Lombardo: “Abbiamo difficoltà a credere che un uomo di cultura, per di più ministro di un governo della Repubblica Italiana, si sia lasciato andare a dichiarazioni così infamanti per il popolo siciliano di stampo nettamente razzista. Dal Viminale aspettiamo, a stretto giro, una rettifica e un chiarimento”. Stesso senso per il commento del coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Angelino Alfano: “Non comprendo come mai il ministro Amato, peraltro di origini siciliane, abbia potuto asserire affermazioni così abnormi. Questi violenti costumi non sono mai esistiti. Non soddisfatto della mia memoria, ho chiesto subito informazioni ai miei genitori, ai loro amici e persino a mia nonna. A nessuno risulta che, in Sicilia, fosse costume abituale picchiare la donna. Amato non può non saperlo! Chieda immediatamente scusa”. Una pioggia di contestazioni, dunque. Tanto abbondante da costringere il ministro a una successiva precisazione: “Da siciliano ho parlato di una Sicilia che non esiste più. Da bambino, essendo figlio di famiglia siciliana, ho conosciuto una Sicilia che, insieme alle tante cose positive che amavo, era anche la tradizione cui ho fatto riferimento. Ci sono capolavori del cinema e della letteratura su questo; per fortuna, come ho detto questa mattina, dagli anni 70 quell’aspetto della Sicilia non esiste più”.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa