Marisa GIUNTA, Capogruppo dell’UDC a Modica interviene in merito a dichiarazioni non proprio idonee sulle trivellazioni nel Val di Noto

Lascia a dir poco esterrefatti la lettura del documento, apparso sulla stampa alcuni giorni fa, a firma dei DS di Modica, in merito alla tivellazioni nel val di Noto. Da un lato si viene esortati ad “una discussione serena e costruttiva aliena alle posizioni ideologiche” e, dall’altro, si accusa, il Sindaco, di interpretare la parte di primo attore e, il governatore di bleffare, motivando tale giudizio sul fatto che disconoscono quel via alle trivellazioni, frutto di uno sciagurato decreto, di un assessore all’industria, sconfessato dal suo partito, dalla sua maggioranza e dagli elettori, che, oltre ad aver perso il posto, ha perso la sua battaglia elettorale e continua, oramai da tre anni, ad essere accusata quanto meno di superficialità (se in buona fede). Con quale faccia tosta, si vuol far credere di essere i detentori della verità e l’unica parte alla quale compete la riflessione politica sulla opportunità delle trivellazioni e che, addirittura, si dovrebbe lasciar fare, desistere dalla battaglia e concentrarsi sulle fonti di energia alternativa (vedi l’eolico) raccomandando al sindaco, solamente, di contrattare un giusto prezzo, per concedere l’estrazione del petrolio e del metano, se non sotto la chiesa di San Giorgio, almeno nelle campagne e nelle zone rurali circostanti! Ma di cosa si parla? Si conosce il decreto dell’assessore? Si conoscono i termini e le competenze dei comuni e fino a che punto si poteva intervenire in una scelta che è puramente e semplicemente dell’assessore regionale all’industria? Si conosce l’entità del danno che le perforazioni possono provocare se realmente si dà loro il via libera? Quale dovrebbe essere secondo questa parte politica “il giusto prezzo al quale sarebbe stato concesso al nostro sindaco di barattare il territorio, riconoscendogli solo l’autorità per ottenere una royalties più alta di quella che l’allora sindaco di Ragusa (non certo dello stesso partito del sindaco, dell’assessore Noè o del governatore) riuscì ad ottenere dai texani? Per noi non c’è un giusto prezzo: il danno non è stimabile e probabilmente il prezzo che la regione dovrà pagare, per la revoca dell’autorizzazione, è l’unico vero prezzo equo per far sì che, in un contesto mondiale dove nemmeno la Nigeria tollerala più saccheggi, il nostro territorio riesca realmente a fare riflessioni di alto profilo. Riflessioni in cui, anche a costo di ammettere gli sbagli della propria parte politica, si riesca a sfruttare la forza mediatica di un provvedimento che sta interessando l’opinione pubblica mondiale e si individuino correttamente le parti in causa. Da un lato, un territorio con tutte le sue forze politiche di destra e di sinistra, le forze sociali, gli intellettuali, i cittadini e dall’altro, un’unica controparte: una public company americana che per pochi spiccioli chiede al territorio per poterci fare quello che vuole. Stupisce anche che si reputi “un allarme ingiustificato” l’interessamento di un intellettuale di fama mondiale al rischio che il nostro territorio corre: così come dobbiamo ringraziare Montalbano per aver così tanto valorizzato e promosso il nostro territorio lo dovremmo solo ringraziare per averci sostenuto in questa battaglia! Del resto, né lui, né il quotidiano La Repubblica, sul cui sito è tutt’ora in corso una raccolta di firme, per una petizione popolare, che esorta a fermare le perforazioni nel Val di Noto, mi risultano essere di ideologia di destra né di centro destra! Come si può dire che il danno che si teme sia soltanto la dispersione di petrolio? Ma veramente, qualcuno pensa che c’è una società, che arriva dal Texas in provincia di Ragusa, per poi sprecare una sola goccia di petrolio? Il danno è ben altro. 1)La concessione non fissa i limiti delle attività di ricerca e la estende alla coltura 2)Non vengono fissate nemmeno le modalità di convoglio degli idrocarburi verso i centri di raffinazione 3)Non viene fatta nessuna distinzione tra ricerca ed estrazione di petrolio e gas 4)Non viene posta nessuna attenzione ai danni che provocherebbe nel sottosuolo lo svuotamento delle sacche di petrolio o di gas 5)Ultimo, non per importanza, il danno al paesaggio. Nella stessa nota, infatti, si dice che il rischio non è poi così grave visto che interessa solo campagne e zone rurali: ma chi scrive questo ha mai fatto una passeggiata nelle nostre laboriose campagne, nelle nostre cave, tra i nostri carrubi? Sa che il decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n.42 ha istituito il nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio inserendo a pieno titolo, all’articolo 134 i Beni paesaggistici tra i beni da tutelare e definisce il paesaggio come “parti di territori i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni e rappresentano valori che il paesaggio esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”? Chissà se piantando le trivelle qua e là nel nostro paesaggio si potrebbe ancora parlare di bene culturale da tutelare! Non solo la normativa nazionale, per una volta, è andata a colmare un bisogno normativo su beni culturali immateriali, ma la normativa regionale è andata ancora oltre e il 5 gennaio 2007, ha pubblicato una circolare, destinata a fare scuola, che applica questa definizione di paesaggio al tema dei parchi eolici. Quindi, sono costretta a smentire anche l’ulteriore accusa che si rivolge al Sindaco quando lo si accusa di non accettare il progresso delle fonti alternative e di assumere posizioni oltranziste verso l’Eolico; infatti proprio sulla base del codice n.42, l’assessore regionale al territorio è intervenuta per porre quei limiti alla apposizione di pale eoliche ove vi sia un paesaggio da tutelare: altro che posizioni oltranziste! Credo che finché si condanna un partito o un suo uomo, se contrasta le decisioni sbagliate che possono provenire anche dalla stessa parte politica, proprio perché soffrono di una carenza legislativa (come nel caso delle trivellazioni) e lo si accusa allo stesso modo quando la semplice applicazione della legge gli consente di difendere il territorio che amministra (come nel caso dell’eolico), si può solo rischiare di non essere interlocutori credibili. Su una cosa siamo d’accordo, di appelli demagogici non ne abbiamo bisogno: di uomini e donne che coraggiosamente si lasciano alle spalle le contrapposizioni politiche per una causa che potrà avere un unico vincitore, il nostro paesaggio, si. Del resto anche la regione Toscana, amministrata dal centro sinistra, è incappata nello stesso errore e faticosamente, come nel caso della Sicilia, sta cercando in tutti i modi di tirarsene fuori! Il Val di Noto accostato alla Toscana: nella sua drammaticità, forse questo è l’unico risultato positivo che questa intricata storia ci consegna al momento. Il gruppo dell’UDC, esprime il proprio appoggio al Sindaco per la battaglia che sta conducendo ed esorta i gruppi di opposizione ad intavolare un dialogo serio attraverso il quale arrivare a valutazioni realmente frutto del buon senso e dell’amore per il nostro territorio e non della insofferenza o delle gelosia per il modo in cui viene utilizzato lo spazio mediatico riservato a chi governa rappresentando una istituzione.

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