TRIBUNALE MODICA. SOLO DUE CONDANNE PECUNIARIE PER UN “IRREQUIETO” VECCHIETTO

Assolto perché il fatto non sussiste, anche se rimedia due pene pecuniarie, rispettivamente, 100 euro di multa e 200 euro di contravvenzione per i reati minori, Rodolfo Di Chiara, un arzillo pensionato di 86 anni, originario di Palermo ma residente a Modica. Si è concluso in questi termini il processo a suo carico davanti al Collegio Penale del Tribunale(Scibilia, Circolo, Di Marco) con diversi episodi che avevano portato alla contestazione dei reati di tentato omicidio, atti osceni in luogo pubblico, molestie, furto aggravato, invasione d’edificio, deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Il terribile vecchietto, che è stato patrocinato dall’avvocato Carmelo Ruta, secondo le diverse denunce, avrebbe creato fastidio alla tranquillità altrui dei propri vicini di casa. In un caso, premendo sull’acceleratore della propria Fiat Panda, avrebbe tentato di investire un bambino che stava giocando con altri amici nei pressi dell’alloggio occupato abusivamente dall’imputato in Via Indipendenza(le cosiddette Case Minime). Il minore riuscì a scansare l’auto, ma il padre denunciò l’uomo. Con cadenza periodica e approfittando delle calde giornate estive, il Di Chiara, secondo i vicini, sarebbe stato solito fare la doccia in mutande all’esterno, dopo aver rubato l’acqua dai comuni recipienti. “Chi si azzardava a lamentarsi – aveva dichiarato un teste – rischiava di essere investito o, comunque, di scatenare l’ira dell’imputato”. Di Chiara avrebbe anche lanciato lastre di vetro dal tetto della propria abitazione, quasi a volere intimorire i propri vicini. Cominciarono a fioccare le querele, con in primis quella sporta dal padre del ragazzino che avrebbe rischiato d’essere travolto in pieno dal Di Chiara. Sono stati quattro i testimoni sentiti in aula e che hanno rievocato i fatti, verificati nell’estate 2003. Nel corso del procedimento, il Tribunale aveva disposto una perizia psichiatrica affidata dal consulente tecnico d’ufficio, Francesco Alessi, il quale aveva sostenuto che l’uomo era “afflitto da una semi infermità, ma non era soggetto pericoloso tranne in questi atteggiamenti di tipo maniacale che non gli consentono di rendersi conto”. Il pubblico ministero, Maria Mocciaro, aveva chiesto solo pene pecuniarie, 500 euro di multa e 600 euro di ammenda.

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