La zootecnia dichiarata morta dagli allevatori a Modica

"Decretata la sentenza di morte per la zootecnia". E’ il drastico appello lanciato dall’associazione Allevatori Iblei Uniti e dalla Cia, oramai, impotenti di fronte alle difficoltà che vive il settore e che sono state, ancora una volta, analizzate nel corso di un’assemblea svoltasi mercoledi sera. "Dopo venti anni di effimeri tentativi politici – affermano i responsabili delle due associazioni di categoria, Giorgio Spadaro ed Ignazio Abbate – il problema delle quote latte sembra arrivato alla peggiore delle soluzioni immaginabili: la sentenza di condanna a morte delle aziende zootecniche iblee a conduzione familiare. Dopo che, la legge 119 del 2003, aveva messo la zootecnia in agonia, ora l’applicazione dei regolamenti comunitari, ha messo a segno il colpo finale: gli allevatori che avevano fatto ricorso giudiziario, contro le multe delle quote latte, non hanno la possibilità di accedere alla rateizzazione dei pagamenti prevista dalla legge e, cosa peggiore, si sono viste bloccate le integrazioni al reddito, dall’Agea. Gli allevatori – aggiungono Spadaro e Abbate – chiedono la riapertura dei termini di rateizzazione in quattordici anni, senza interessi, con la contestuale compensazione degli anni 2002 e 2003, con l’immediato sblocco delle integrazioni al reddito Pac". In merito allo smaltimento delle carcasse, nonostante sia stata trovata una soluzione, resta il fatto che, "molti allevatori – concludono Associazione Allevatori Iblei Uniti e Cia – sono finiti sotto processo, a seguito delle ordinanza che ha emanato il sindaco di Modica, per l’incenerimento delle carcasse, per il quale aveva dato garanzie di finanziamento non rispettato. Il primo processo è già stato celebrato ma, la buona fede dell’allevatore, è stata riconosciuta ed è stato assolto. Non è possibile, però, che siano sempre gli allevatori a pagare in tutte le sedi ed in tutti i modi".

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