Parla la mamma del tredicenne allontanato lo scorso mese dalla Vann’antò di Ragusa

"No a gesti di tipo manicomiale". Lo affermano cinque associazioni impegnate nei diritti dei disabili che hanno deciso di costituirsi parte civile, a tutela del tredicenne allontanato dalla scuola perchè ritenuto aggressivo e violento, sia nel procedimento dinanzi al Tribunale dei minori di Catania che, a Ragusa, nel giudizio penale scaturito da un esposto presentato dalla madre contro enti, istituzioni e singole persone ritenute responsabili. Il 22 gennaio scorso, quasi tutti gli alunni di una seconda classe della media Vann’Antò di Ragusa, cominciarono a disertare le lezioni. Dall’1 febbraio è stato il ragazzo disabile a non potere andare a scuola. Il tredicenne fu trasferito dal Tribunale dei minori, ai sensi di una norma del regio decreto n. 1404 del 1934, applicabile ai "minori irregolari per condotta e carattere", in un istituto specializzato. Da allora però il bambino è ancora a casa. La madre ha impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte d’Appello, ma il procedimento è ancora in corso. In un documento le associazioni denunciano "una mentalità in cui il diverso, specie se ritenuto aggressivo, deve essere subito rinchiuso". "Mio figlio è a casa da un mese, – dice la madre – non può andare a scuola e non esce affatto, si vergogna, sta soffrendo perchè ha capito la vicenda e si è visto pubblicamente additato. Tutti, anche i peggiori criminali, hanno diritto ad un giusto processo".

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