OPERAZIONE OVERTIME. 4 CONDANNE E DUE ASSOLUZIONI

Quattro condanne per oltre ventisei anni complessivi, e due assoluzioni, rispetto agli oltre 52 anni di reclusione complessivi chiesti dal pubblico ministero, Fabio Scavone, della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Queste le conclusioni del processo riguardante l’Operazione antidroga Overtime, celebrato davanti al Collegio Penale del Tribunale di Siracusa(presidente Polto). I magistrati giudicanti ieri hanno condannato i modicani Annibale Restivo Gintoli, 38 anni, difeso dall’avvocato Gianni Mavilla, ad otto anni di reclusione, Maurizio Cannata, 35 anni, difeso dall’avvocato Michele D’Urso, a sette anni e sei mesi, Giovanni Curto, 25 anni, difeso dall’avvocato Rinaldo Occhipinti, a sette anni di reclusione, il catanese Isidoro Ingrassia, 24 anni, difeso dall’avvocato Giorgio Terranova, a quattro anni di reclusione e 18 mila euro di multa. Assolti i cugini di Modica, Gaetano Spidaletto e Giorgio Nanì, entrambi di 23 anni e difesi dall’avvocato D’Urso, perché il fatto non sussiste. La pubblica accusa aveva chiesto, nelle scorse udienze, specificatamente, 14 anni per Restivo Gintoli, allo stato detenuto, 13 anni per Cannata, 7 anni ciascuno per Curto, Spidaletto e Nanì, entrambi nipoti di Cannata, 4 anni e mezzo per Ingrassia, originario di Palermo ma residente a Catania. L’operazione fu eseguita il 14 aprile del 2004 dai carabinieri. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero fatto parte di un’organizzazione per delinquere che avrebbe operato nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa, tant’è che fu denominata l’organizzazione delle tre province. In precedenza, il Tribunale aretuseo aveva rigettato le richieste di patteggiamento avanzate dai difensori di Restivo Gintoli e di Curto. I giudici avevano, infatti, ritenuto troppo esigua la misura penale che sarebbe derivata dal giudizio alternativo. Furono in tutto ventinove gli ordini di custodia cautelare in carcere emessi all’epoca dal Gip di Catania, Rosa Anna Recupido, su richiesta del Procuratore Aggiunto della Repubblica, Vincenzo D’Agata, e del Sostituto, Fabio Scavone. Tra i principali arrestati il pluripregiudicato modicano Salvatore Roccasalva, 33 anni, ritenuto, per l’appunto, a capo dell’organizzazione, la moglie di quest’ultimo, Concita Coria Rubbera, 27 anni, ed il fratello della donna, che sono già stati condannati nello stralcio del processo svoltosi davanti al Gup di Catania. Il corposo fascicolo dell’inchiesta era composto da ben 1200 pagine. La droga sarebbe stata acquistata da grossisti nel territorio etneo e poi sarebbe stata smerciata nelle altre due province servendosi anche di minorenni che erano reclutati nelle discoteche o nei locali notturni e pagati in “natura”, ovvero con le dosi loro necessarie per farne uso personale

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